Fissavo in silenzio la mia immagine riflessa nello specchio, riflettendo...
l’ombra...
che cosa significava?
perché non proiettavo più alcuna ombra?
quell’immagine di stregoneria...
rividi le due donne nella mia mente e sentii le loro parole...
stregoneria...
Inspirai, e quasi mi costrinsi a chiudere gli occhi e a distogliere la mente a quei pensieri...
c’era una spiegazione, mi dissi ad un tratto.
C’era una spiegazione perfettamente logica per quella particolarità, mi ripetei
fermamente.
Mi osservai ancora nello specchio, in silenzio, ma quella spiegazione non venne alla mia mente.
Infine, quasi spazientita, volsi le spalle allo specchio e mi allontanai di qualche passo, evitando caparbiamente di guardare il muro alla mia sinistra, del tutto orfano della mia ombra.
Mi accostai alla chaise longue e qui mi rifugiai, allungando le gambe e sforzandomi di rilassarmi...
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Altezza...” inchinandosi a Talia “... il cavaliere ha ripreso conoscenza... ora si stanno occupando di lui i medici di corte...”
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“Benissimo Marijeta...” mormorai, piuttosto distrattamente “Benissimo...”
Il mio sguardo era lontano, tuttavia... perso ormai in quei pensieri che mi tormentavano la mente con mille e più domande senza soluzione...
Fu l’incertezza nella donna di fronte a me a destarmi di nuovo...
“Benissimo, Marijeta...” ripetei lentamente “E’ molto tardi, adesso, e credo che sia bene che tu vada a riposare un po’... va’ pure nella tua stanza, non necessito di altro.”
Neanche la vidi inchinarsi ed uscire, tanto la mia mente era lontana...
e vagò per un po’, la mia mente...
vagò rincorrendo sensazioni antiche e ricordi d’infanzia così vaghi da risultare quasi inafferrabili...
vagò... finché, stanca, si ridestò e tornò presente.
Doveva essere molto tardi, ormai, ed intorno a me era il silenzio più totale...
ogni suono e rumore si era spento nel castello, completamente addormentato.
Fui colta, allora, da un acuto senso di irrequietezza, quasi da una iperattività... la mia mente aveva vagato così lontano che il mio corpo, adesso, esigeva il suo tributo...
mi alzai, dunque, e mi aggirai per qualche tempo per la stanza, senza che i miei piedi nudi producessero alcun rumore sul pavimento, quasi fossi solo un fantasma...
mi accostai alla finestra, poi tornai verso il letto, raggiunsi lo specchio, poi l’ampio tavolo in fondo...
infine...
sentendo che, se non fossi uscita da lì e non avessi camminato un po’ per il castello per schiarirmi le idee, sarei impazzita...
afferrai un piccolo candelabro ed uscii silenziosamente dalle mie stanze.