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Vecchio 26-02-2013, 20.44.59   #218
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Capitolo IV: Il Pegno di Gioia

“Questa tomba non sarà aperta da mano d'uomo, se non da colui che conquisterà la Dolorosa Guardia.”

(I romanzi della Tavola Rotonda, La tomba di Lancillotto)



Nella stanza vi era un forte profumo di lavanda e ginepro e tutt'intorno i raggi del Sole mattutino, filtrando dalle tendine lillà, tingevano le pareti di una luce violacea con screzi purpurei.
Il cavaliere era steso nel mezzo di quel grande letto e tutt'intorno le ragazze ridevano e scherzavano con lui.
“E diteci, messere...” disse una di quelle, mentre giocava intrecciando le dita fra i lacci sul pantalone del cavaliere “... davvero gli orchi usano rapire le dame e poi rinchiuderle nelle torri?”
“Proprio così...” annuì il cavaliere “... e devo dire che hanno un ottimo gusto in fatto di prigioniere...”
“E cosa ne fanno?” Chiese un'altra.
“Oh, bella...” sorridendo lui “... anche gli orchi maschi hanno impulsi sessuali come tutti.”
Tutte risero.
“Ma allora anche gli orchi possono essere passionali, messere?”
“Non sai quanto, angelo mio...”
“E voi ne avete mai affrontato uno?” Domandò un'altra ancora di quelle.
“Proprio tre giorni fa” chiudendo gli occhi come a volersi rilassare lui “ne ho accoppato uno... aveva avuto la pessima idea di rapire la moglie del marchese De Iang...”
“E diteci, cavaliere...” fece un'altra di quelle, giochicchiando con una rosa sul petto di lui “... è stato difficile batterlo?”
“Faticoso...” rispose il cavaliere “... ma almeno posso dire che il tutto si è rivelato assai istruttivo...”
“In che senso?”
“Beh, amiche mie...” sorridendo ancora lui “... io sono un cavalier cortese e stiamo parlando di una marchesa... non mi sembra il caso di rivelare cose così personali...”
“Su, cavaliere, infondo siamo tra amici, no?”
“Si e poi qui non vengono le marchese... al massimo i loro mariti!”
E tutte loro risero.
“Avanti, messere! Rivelateci questo segreto e noi, magari... vi ricompenseremo...”
“Davvero?” Fissandola lui.
“Si...” sussurrò lei, giocando con le dita sul petto del cavaliere “... magari vi porteremo di là, per insaponarvi tutto...”
“E poi?” Sorridendo lui.
“E poi... poi chissà... voi conoscete tanti bei giochi... toccherà a voi dare un ruolo ad ognuna di noi...”
“Allora? Questo segreto?” Chiese un'altra di quelle ragazze.
“Beh...” sospirando lui “... sono rimasto deluso...”
“Dalla marchesa?”
“Era forse brutta?”
“No, tutt'altro...”
“E allora?”
“Beh, ho scoperto che... il rosso dei suoi capelli non era il suo colore naturale...”
E tutte scoppiarono a ridere.
“E ora?” Fissandole lui.
“Ora tocca a voi... a cosa giochiamo?”
“Beh... potrei proporre... vediamo...”
Ma all'improvviso la porta della stanza si aprì di colpo e una figura apparve sulla soglia.
Le ragazze allora, urlando, si coprirono con lenzuola e cuscini e corsero via.
“Cosa ci fai qui, lazzarone?” Gridò il vecchio frate.
“Ma è questo il modo di entrare!” Urlò il cavaliere.
“Sta zitto, grosso imbecille!”
“Non potete entrare qui” alzandosi il cavaliere “e gridare in questo modo!”
“Sta zitto!” Intimò il frate.
“E poi gli uomini di Chiesa non possono entrare qui!”
“E gli idioti non dovrebbero camminare a piede libero!” Lo zittì il frate.
“Basta!” Con rabbia il cavaliere. “Io non obbedisco a nessuno! Soprattutto non ad un frate!”
“Cavaliere!” Fissandolo il religioso.
Lui allora chinò il capo sbuffando.
“E guardami quando ti parlo!”
Il cavaliere lo fissò.
“Perchè sei venuto qui?” Guardandolo il frate. “Per andare a donne?”
“E' affar mio.”
“No, non è affar tuo!”
“Cosa volete da me?”
“Che tu rispetti il giuramento!” Rispose il frate. “Altrimenti ti lascerò andare in malora!”
“Tanto nessuno può aiutarmi!”
“Sta zitto!”
“Ormai sono condannato...”
“Lo sarai” interrompendolo il chierico “se continuerai a fare di testa tua! Ora rivestiti e lascia questa casa di perdizione!”
“Ah, Giuda porco...”
Il frate allora lo schiaffeggiò.
“Recati davanti ad un Tabernacolo e recita tre Pater...”
Il cavaliere annuì ed il frate uscì.
Lui allora raccolse una rosa rimasta sul letto e si abbandonò ad inquieti pensieri.
“Hai fatto arrabbiare il frate...” disse all'improvviso una voce.
“Già...” annuì il cavaliere “... sembra che io abbia perso ogni libertà...”
“Ma questo lo sapevi già, amico mio...” ancora quella voce.
Lui allora alzò lo sguardo e fissò la sua spada poco distante, che emanava luminosi bagliori.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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