Rimasi immobile e silenziosa...
i miei occhi erano fissi sull’uomo e non tradivano alcuna sensazione, alcuna luce e nessun sentimento li attraversava.
Le sue parole, tuttavia, sebbene niente di me lo mostrasse, mi inorridirono...
disse che altri sarebbero venuti...
disse che sarebbero venuti per me, con coltelli o con il veleno...
disse che dopo di me anche l’Arconte sarebbe stato colpito...
disse che le armate di Capomazda avrebbero poi invaso Sygma e che non avrebbero avuto pietà per niente e nessuno, avrebbero ucciso gli uomini, deportato le donne ed i bambini...
I miei occhi lampeggiarono pericolosamente, a quelle parole, e le mie mani si strinsero per l’ira repressa...
come si permettevano, mi chiedevo...
come osavano quegli uomini, che si dicevano duchi e giusti, comandare qualcosa di tanto orribile...
come poteva la sola sete di potere portare a tanto...
L’Arconte, tuttavia, reagì prima che io potessi parlare o fare alcunché... uccise l’uomo e poi mi condusse fuori dalle prigioni...
“Siete stato collerico...” dissi con voce leggera, camminando “Anche io trovo molto sgradevole ciò che quell’uomo ha detto... ma in futuro, se dovesse ripresentarsi la situazione, gradirei attendeste il mio parere prima di uccidere un prigioniero... soprattutto se è un prigioniero con il quale io desidero parlare, Arconte!”
Tacqui, poi... non c’era bisogno di altre spiegazioni, io credevo.
Ma proprio mentre stavamo per raggiungere l’ala del castello che era stata a me assegnata, venimmo fermati da un servitore...
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Altezza, milord...”
“Cosa c'è?” Chiese L'Arconte Meccanico.
“Il Maestro ha lasciato le sue stanze” rispose il servitore “e chiede di poter incontrare sua altezza.”
“Venite, maestà...” rivolgendosi l'Arconte a Talia “... una persona a voi cara, ma che non vedete da tempo, chiede di potervi salutare...”
E presa la sua mano, l'Arconte condusse Talia in un grande salone.
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Spostai gli occhi dal servitore all’Arconte... e per un istante mostrai sorpresa.
“Una persona a me cara, dite?” chiesi.
Ciò che avrei desiderato maggiormente, in quel momento, sarebbe stato raggiungere le mie stanze e sedermi a pensare... e tuttavia, anche se non lo avrei ammesso, ero anche vagamente curiosa... così non dissi niente e lasciai che l’Arconte mi conducesse in quel salone.