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			Dunque non credete in nulla...  
Restai perplessa e stupita da quelle parole. Avevo sempre osteggiato e guardato con diffidenza la Chiesa di Roma, trovando incongruenze e contraddizioni nei suoi insegnamenti. 
Eppure, tutta quella libertà era troppo anche per me, mi appariva superba e pericolosa. 
I filosofi greci mi avevano insegnato che la vita non si può ridurre a qualcosa di materiale e che vi è altro, oltre l'uomo, a governare l'universo.  
Almeno, i filosofi che tenevo particolarmente in considerazione. 
Mi chiesi dove potesse portare un ragionamento come quello: il popolo ubriaco di libertà. Rabbrividii, senza accorgermene.  
Non c'era un passo di Platone che parlava di un simile pericolo? Non lo rammentavo. Mi sforzai. 
Parlava della sete di libertà e di coppieri troppo generosi, il popolo inebriato, l'ordine sovvertito, i padri picchiati dai figli, gli schiavi che si ribellano ai padroni, gli scolari rimproverano i maestri.  
Eppure la libertà di quell'uomo era diversa da quella descritta in quelle pagine che tentavo disperatamente di ricordare, forse persino più pericolosa. 
Dei rumori a bordo mi destarono da quei ragionamenti. 
"..beh, sono sempre più ansiosa di vedere la vostra città, dunque, messere.." Dissi gentilmente, non trovando cortese rivelare i miei vaneggiamenti e i miei timori. 
Tuttavia non avevo affatto mentito, le parole di quell'uomo destavano in me sempre più curiosità. 
D'un tratto, uno spettacolo meraviglioso si levò davanti ai nostri occhi. 
Restai incantata e rapita a guardare il cielo. 
Eccola, era lì, davanti a noi, era esattamente come l'avevo immaginata: incantevole. 
"...Lucius, guarda.." Dissi al mio amico, indicando l'orizzonte "... siamo arrivati... Non è bellissima?" Sorridendo come una bambina felice.
		 
		
		
		
		
		
		
		
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