VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTO AMORE
di Fabrizio de Andrè - Storia di un Impiegato (1976)
 
Quando in anticipo sul tuo stupore 
verranno a chiederti del nostro amore 
a quella gente consumata nel farsi dar retta 
un amore così lungo 
tu non darglielo in fretta 
 
non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole 
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore 
dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre" 
nell'ipocrisia dei "mai" 
 
non sono riuscito a cambiarti 
non mi hai cambiato lo sai. 
 
E dietro ai microfoni porteranno uno specchio 
per farti più bella e pensarmi già vecchio 
tu regalagli un trucco che con me non portavi 
e loro si stupiranno 
che tu non mi bastavi, 
 
digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani 
dove l'amore non era adulto e ti lasciavo graffi sui seni 
per ritornare dopo l'amore 
alle carezze dell'amore 
era facile ormai 
 
non sei riuscita a cambiarmi 
non ti ho cambiata lo sai. 
 
Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre 
come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre 
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro 
i tuoi occhi assunti da tre anni 
i tuoi occhi per loro, 
 
ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo 
o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo 
e troppo stanchi per non vergognarsi 
di confessarlo nei miei 
proprio identici ai tuoi 
 
sono riusciti a cambiarci 
ci son riusciti lo sai. 
 
Ma senza che gli altri non ne sappiano niente 
dimmi senza un programma dimmi come ci si sente 
continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito 
farai l'amore per amore 
o per avercelo garantito, 
 
andrai a vivere con Alice che si fa il whisky distillando fiori 
o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori 
o resterai più semplicemente 
dove un attimo vale un altro 
senza chiederti come mai, 
 
continuerai a farti scegliere 
o finalmente sceglierai.