“Non saprei, ragazzo...” disse il cuoco a Cavaliere25 “... non ho idea di cosa mangino questi pennuti. Ma se ti ha chiesto delle patate, allora forse ne conosce il sapore. Proviamo.” E diede un pezzo di patata al pappagallo che subito la mangiò con gusto.
La Santa Rita intanto avanzava.
Avanzava verso quell'isola senza nome, sconosciuta, maledetta e dimenticata da tutto.
Avanzava verso di essa sfidando le onde impetuose, che sembravano voler spingerla indietro e lottando contro i venti contrari, che parevano essere giunti dagli estremi confini dei mari.
O forse la nave era già oltre quei confini.
Ma non erano solo le onde e i venti a rappresentare gli ostacoli da superare.
La ciurma aveva subito raccolto le parole di Guisgard, eppure fra quegli uomini serpeggiava ancora qualcosa.
Qualcosa di indefinito.
Qualche cosa che da un lato li spingeva ad avanzare, ma da un altro li opprimeva e forse ossessionava.
Eppure, nonostante tutto, la Santa Rita avanzava verso quell'isola dispersa in un Ade di vento e pioggia.
Il capitano era in piedi accanto al parapetto, quasi con aria di sfida a fissare il mare e Talia si avvicinò a lui.
“Ovvio.” Disse sorridendo alla ragazza, quasi a voler scacciare l'inquietudine che serpeggiava a bordo. “Non sai che un capitano ha facoltà di celebrare matrimoni a bordo? Eccetto il suo, naturalmente.” E le fece l'occhiolino, stringendo ancor più la sua mano.
“Guisgard...” raggiungendoli Austus “... siamo prossimi all'isola... ma sembra però impossibile trovare un punto di approdo... guarda anche tu...” e gli passò il cannocchiale.
“Già...” fissando l'isola col cannocchiale il corsaro “... pare manchi un punto per attraccare... l'isola infatti sembra un grosso scoglio di granito levigato dal mare...”
“Non è un'isola...” fece il vecchio Fulsin avvicinandosi ai tre “... no, non lo è... quella che vedete è solo la parte più alta ed estrema dei monti infernali...” si voltò a fissare Talia “... e noi, come Ulisse quando avvistò la montagna del Purgatorio, avendola vista abbiamo ormai il destino segnato...” e tornò a guardare l'isola con gli occhi colmi di angoscia ed orrore.