Guisgard fissò Talia e sorrise.
“Beh...” disse lui “... la seconda parte dell'indovinello mi sembra chiara ora... tu sei il sestante che ci guida... quanto ai primi versi...” fissò il mare e poi il cielo “... forse sta accadendo qualcosa... chissà... forse presto scopriremo il loro significato...”
Diede allora ordine ai suoi di mantenere la rotta.
Gettò poi ancora uno sguardo sulle carte nautiche.
“E' grazie a te che siamo giunti qui...” sorridendo a Talia “... come un vero capitano ci hai condotti qui. Anzi, forse dovrei farti davvero capitano.” Le fece l'occhiolino.
Prese allora il tricorno dal posto di comando e lo adagiò sulla testa di Talia.
“Ecco.” Fissandola divertito. “Ora vediamo come te la cavi... capitano!” E rise.
Ma ad un tratto il cielo si coprì completamente.
Il mare divenne scuro, impenetrabile ed inquieto.
Onde alte cominciarono ad alzarsi e a far sussultare la Santa Rita.
Da lontano sordi boati iniziarono a scuotere il cielo, mentre le alte e spesse nuvole si contorcevano in cielo.
“Questo mare è maledetto!” Gridò Fulsin. “Maledetto! E finiremo tutti male!”
“Sta zitto!” Gli urlò Rynos. “Zitto o ti lego nella stiva! Dannato uccellaccio del malaugurio!”
Ma proprio in quel momento, come sorta dalle acque, apparve un'immagine all'orizzonte.
Prima incerta, poi sempre più nitida.
Come un'isola.
Anzi, come lo spettro di un'isola.
Fulsin corse verso il parapetto.
E lo seguirono tutti.
“E'...” balbettò “... è l'isola... l'Isola Perduta! E' sorta da uno dei fiumi infernali che scorrono sotto i mari del mondo!”