Oh, Guerenaiz...
Mi si stringeva il cuore a sentirlo parlare così, le parole cariche di tristezza, lui che era sempre stato solare e spensierato.
Lui solo era riuscito a farmi sorridere ancora.
"Già" dissi sorridendo "non assomiglio proprio a una principessa.. eh?"
Chinai il capo "Sono io che devo scusarmi con voi, marinaio..so di essere stata troppo dura con voi" esitai "una ragazza come me, abituata a vivere in mezzo agli uomini, deve necessariamente indurire il cuore.. e i modi.. tuttavia, voi siete diverso.. non vi meritavate quel supplizio... "
Ripresi a guardare il mare: "sapete, da quando ho lasciato Las Baias, vivo nel terrore che questi pirati si decidano a farmi la festa..." la voce iniziò a tremare "se non accade, è solo perchè sanno che devo sposare il capitano olandese che renderà questi mari liberi e sicuri." abbassai la voce "..quindi non scusatevi con me.. non me lo merito".
Citazione:
Ma proprio in quel momento la vedetta cominciò a gridare qualcosa.
“Nave in vista a tribordo!”
“Prepararsi per virare di bordo!” Ordinò Boyuke all'equipaggio, mentre Giuff accanto a lui scrutava il mare con il suo cannocchiale. “Timone in centro!” Al timoniere Boyuke. “Cannonieri, pronti ai pezzi! Caricate!” Rivolgendosi poi agli uomini accanto ai mortai.
“Questa è fortuna.” Disse Giuff, fissando la nave avvistata all'orizzonte. “Mi ero già rassegnato a restare a mani vuote, quando ecco questa inaspettata e bellissima preda che viene verso di noi e mi dice... buongiorno, capitano Giuff!” Rise.
“Bisogna darle il benvenuto, eh!”
“E che benvenuto!” Esclamò Boyuke. “A tutto l'equipaggio, ai posti di combattimento!”
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La voce di Giuff, e poi quella di Boyuke ruppero l'atmosfera che si era creata. No, non eravamo sulla Moeder Recht ma sull'Antigua Maria, e non eravamo più due giovani ingenui e pieni di speranza, ma bensì due prigionieri, che andavano
incontro ad un futuro incerto.
Assalteranno la nave, la prova... Guerenaiz e il suo guardiamarina salteranno per primi..
Il mio cuore sussultò a quella incombente realtà. Guerenaiz era accanto a me, aveva voltato la testa verso il capitano per sentire meglio le sue parole.
Perlustrai con lo sguardo il ponte, alla ricerca del Guardiamarina di cui non rammentavo ancora il nome, e lo vidi, cannocchiale alla mano, intento a scrutare l'orizzonte.
L'idea del rischio che quei due uomini avrebbero affrontato per causa mia mi faceva maledire l'idea di aver chiesto aiuto a Guerenaiz.
Cosa pensavi? Che scappare da questi manigoldi sarebbe stata una passeggiata?
No, ma messa di fronte alla possibilità della morte di Guerenaiz, cominciavo a sentire un terrore sconosciuto.
Avrei voluto prendergli la mano e dirgli di tornare da me. Ma poi mi fermai.
Chi mi dava il diritto di parlargli così? Chi diavolo ero io, oltre alla causa di tutti i suoi guai?
Così, mentre tutti si muovevano, io restai immobile. Incapace di trovare le parole giuste.
Non amavo essere così in preda al terrore, ogni azione è vana e ogni parola è una sciocchezza.
Così, cercai di dominarmi, di impormi la calma. Ma più la nave si avvicinava, più i battiti del cuore acceleravano il loro corso.