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Vecchio 07-11-2012, 16.59.09   #697
Talia
Cittadino di Camelot
 
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Esitai... non volevo andare in camera mia, volevo subito raccontare tutto, volevo che sapessero subito tutto quello che sapevo io... o che credevo di sapere.
Ma la mamma di Jamiel fu inflessibile: mi circondò le spalle con un braccio e, senza sentire ragioni, mi condusse nella mia camera. Qui trovai ad attendermi un bagno caldo, poi un fresco abito pulito ed infine una tisana distensiva... non opposi alcuna resistenza a tutto questo, lasciando che la buona donna si prendesse cura di me.
Infine mi lasciai sprofondare sulla mia poltrona, di fronte alla finestra, sorseggiando quell’aromatica tisana fumante...

Il sole del primo pomeriggio era alto, quel giorno, e si specchiava sul mare, rifrangendosi tra le onde in mille e più scintille di luce.
Io, immobile sulla banchina, ne respiravo ad occhi chiusi il profumo... mi piaceva ascoltare il silenzio, rotto solo dal debole infrangersi delle onde sugli scogli sotto di me, mi piaceva stare con il viso al sole in quelle tiepide giornate di tardo autunno...
Improvvisamente dei passi proprio dietro di me infransero quel silenzio... tuttavia non mi mossi. Conoscevo quei passi, li avrei riconosciuti tra mille.
Lui si avvicinò, restando tuttavia qualche passo dietro di me... attesi per qualche momento, poi sorrisi...
“Iniziavo a pensare che non saresti più venuto...” mormorai.
“Nutri davvero così poca fiducia in me?” domandò quella voce alle mie spalle.
Il mio sorriso si allargò... e mi voltai a guardarlo.
“Sai che non è così... ma desideravo così tanto che tu arrivassi che...”
Anche lui sorrise...
“Ho fatto il prima che mi è stato possibile...”
“Lo so!” risposi, tornando a guardare il mare.
Per qualche tempo restammo così... con la sua mano che stringeva la mia, osservando le onde che si rincorrevano...
“Sai...” dissi ad un tratto “Ho fatto un sogno stanotte... un sogno orribile... mi sono svegliata di soprassalto e sono rimasta scossa per buona parte della mattina...”
Lui si avvicinò di mezzo passo... il suo sguardo era cupo, ora, vagamente preoccupato...
“Davvero?” mormorò “Che cosa hai sognato?”
“Ho sognato...” esitai per un attimo, cercando le parole per spiegare quell’orribile sensazione che avevo provato “Ho sognato che ero... come... come tenuta prigioniera. Ed ero spaventata. Ma non potevo fuggire... avevo paura che, se fossi fuggita, se la sarebbero presa con le persone cui volevo più bene... con il nonno, per esempio...”
La mia voce tremò appena. Lui mi osservava in silenzio... i suoi occhi erano fissi nei miei, quasi desiderasse entrare nella mia anima per scovare cos’era che l’aveva tanto turbata...
“Chi?” domandò poi, dolcemente “Chi ti teneva prigioniera?”
“Non lo so...” dissi scuotendo appena la testa “Non so chi fosse... ricordo solo che ero molto spaventata... ed ero preoccupata...”
“Capisco... e come finiva il tuo sogno? Cosa accadeva dopo?”
“Non lo so...” mormorai tristemente “Perché poi mi sono svegliata e dunque non so cos’è accaduto...”
“Davvero?” sussurrò, dopo un momento di silenzio, carezzandomi appena la guancia “Strano...”
“Perché dici che è strano?” domandai, sollevando gli occhi nei suoi.
Sorrise...
“Perché io, invece, so com’è finito quel sogno...”
“Davvero?” domandai.
“Certo!”
“E come lo sai?”
“Oh, beh... l’ho sognato!”
“Oh...” sorridendo a mia volta “E vuoi raccontarmelo?”
Lui mi osservò per qualche momento, in silenzio... i suoi occhi ardevano nei miei... mi sfiorò con un dito la guancia, poi lentamente mi cinse la vita e mi attrasse a sé...
“Chiudi gli occhi...” sussurrò allora al mio orecchio, tenendomi stretta “Chiudi gli occhi ed immagina... immagina di guardare l’orizzonte, aspettandomi... immagina di pensarmi così intensamente da farmi giungere la tua voce ovunque io sia... immagina tutto questo... ed io ti racconterò cosa è accaduto nel tuo sogno, così saprai di non dover avere paura mai più...”


Battei le palpebre, avvertendo quel ricordo scivolare via... lo trattenni con me ancora per qualche momento, crogiolandomi tra i suoi colori ed i suoi sussurri, chiudendo gli occhi ed immaginando di fargli arrivare la mia voce ovunque fosse... ma poi dovetti lasciarlo andare.
La tisana era finita, ormai, quasi senza che me ne fossi accorta... non sapevo quanto tempo era passato, ma sapevo che era giunto il momento di scendere. Poggiai quindi la tazza vuota sul davanzale della finestra ed uscii dalla mia stanza, diretta in giardino.
Qui, sotto la pergola, trovai mio padre intento a confabulare fittamente con il signor Blind...
Mi avvicinai lentamente, salutandoli con un piccolo inchino.
“Buon pomeriggio, signor Blind...” iniziai a dire, dopo essermi seduta dietro loro invito “Padre... innanzi tutto volevo chiederti perdono... sono stata sciocca ed ingenua a chiedere di poter vedere Passapour. L’ho fatto principalmente per prendere tempo, giacché quei soldati erano giunti qui per il nonno proprio nel momento in cui tu non eri a casa. E poi l’ho fatto perché pensavo, stupidamente, che mi avrebbero davvero lasciata parlare con Passapour... perché... padre, io ho vissuto per molti anni in Olanda e dunque conoscevo bene quell’uomo... poteva avere molti difetti, poteva aver avuto una vita travagliata e difficile... ma sono assolutamente certa, e tu devi credermi, che non fosse un assassino: non avrebbe mai e poi mai trucidato quelle persone indifese. E’ follia pensarlo! Così come è follia credere che il nonno possa aver commissionato una cosa del genere! Eppure Musan sostiene questo... sostiene che Passapour abbia confessato tutto questo e poi, subito dopo, provvidenzialmente, sia morto tentando la fuga!”
Tacqui e li fissai per un momento...
“Il signor Musan ha molto insistito su questo punto. Così come ha insistito sul fatto che, qualora tutto ciò fosse stato confermato, ne sarebbe naturalmente scaturito un increscioso incidente diplomatico, che avrebbe coinvolto tutti noi... ed in tutto questo, oggi, il signor Musan si è posto come mio, e nostro, unico e solo possibile protettore!”
Di nuovo la mia voce si spense... i miei occhi rimasero in quelli di mio padre per qualche momento, poi si spostarono sull’avvocato...
“Signor Blind, voi non mi conoscete... e mi rendo conto che, di quanto vi sto dicendo, non avete che la mia parola. Ma dovete credermi... vi assicuro che non sono né una sciocca né una visionaria. Padre... tu sai che non mi sono mai permessa di intromettermi nei tuoi affari, e non lo farei neanche adesso se non temessi che ben altro si cela dietro le parole del signor Musan. Io, infatti, e vi prego di correggermi se sbaglio, non credo affatto di essere io il termine ultimo di questo terribile gioco... non sono così presuntuosa, né così sprovveduta... Musan ha premuto su di me semplicemente perché sono più fragile di voi e, a suo avviso, più facilmente controllabile, ha premuto sull’affetto che sa che nutro per mio nonno e sulla mia preoccupazione per la sua sorte... ma a me pare chiaro ed evidente come il fine ultimo di tutto questo, chi è maggiormente in pericolo su uno spettro più ampio di osservazione, siate invece voi: tu per primo, papà, e subito dopo la Compagnia tutta! Ed io ho il terribile timore che Musan desideri controllare me per poi poter giungere a voi!”
Esitai per un attimo, poi lentamente soggiunsi...
“Se il nonno venisse, seppur ingiustamente, accusato di quanto è accaduto a Balunga... temo che la Compagnia tutta ne risentirebbe. Ed ho paura che sia questa la mira di chi vi è ostile... e mi fa orrore la sensazione che ho avuto: la sensazione che desiderino usare me, a questo fine!”
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** Talia **


"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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