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Vecchio 15-10-2012, 02.37.01   #306
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Scena IV: Il Vicereame di Balunga

“I Brobdingnaghesi hanno leggi chiare e semplici, un re che regna con giustizia e politici onesti. Tutto ciò stupì moltissimo il buon Gulliver, abituato agli usi e costumi della sua Inghilterra.”
(Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver)



Talia ritornò nella sua stanza, con mille e più pensieri che tormentavano il suo animo.
Fissava da una finestra il mare calmo e silenzioso, sul quale dominava un cielo sterminato, limpido e chiaro di stelle scintillanti, che sembravano disegnare nel firmamento infinite vie, pronte a condurre lontano da quel mondo e dalle sue miserie, forse fin dove dimorano i nostri sogni più belli.
Alla fine, chiuse gli occhi e si addormentò.
E sognò tante cose: il palazzo del governatore, la loro villa sulla scogliera, il porto bianco di Las Baias.
E poi ancora vide in sogno un sontuoso palazzo che lei immaginò essere del Viceré, in seguito riconobbe varie figure, come i suoi genitori, suo nonno e il fedele Passapour, Jamiel ed i suoi genitori.
E proprio il piccolo indigeno correva verso di lei e la chiamava.
“Analopel... Analopel...” disse il piccolo raggiungendola “... Analopel...”
Poi quel sogno confuso svanì e tutto mutò intorno a lei.
Rivide la sua casa in Olanda, dove era cresciuta insieme a suo nonno, libera come l'aria e senza conoscere tristezza e solitudine.
Ed un ricordo si confuse con l'alone dei sogni prossimi all'alba...

“Perchè quel nome?” Chiese Talia. “E' un nome particolare...”
“Forse perchè” rispose lui “il mare di quel borgo è più chiaro che in qualsiasi altro luogo... le sue acque sono così trasparenti che quando spunta la Luna sembra quasi di vederla sorgere dalle onde...”
“Parlami ancora di quel posto, ti prego...”
“C'è una vecchia casa...” disse lui “... e su quella casa vi è una finestra... anzi una finestrella, come usano chiamarla i pescatori del posto...”
“E cos'ha di particolare?” Domandò Lei.
“Beh...” fece lui “... sotto di essa sono scritti dei versi...”
“Dei versi?” Ripeté lei.
“Si, i versi di una vecchia canzone...” annuì lui “... guarda che quella finestrella ha un significato particolare... i fidanzati del mio paese usano andarci nelle sere di Luna... ti sembrerà strano, ma quel posto ha un valore non diverso dal celebre balcone di Giulietta a Verona o della Tomba di Beatrice a Firenze...”
“Sai...” sussurrò lei “... vorrei ascoltare tato quella canzone...”
“Allora dovrei insegnarti l'idioma del mio paese...” sorridendo lui “... potremmo fare un patto... io ti insegnerò la parlata che si usa dalle mie parti e tu, in cambio, mi insegnerai l'olandese.” E le fece l'occhiolino.

Giunse il nuovo giorno ed un raggio di Sole, leggero e dorato, accarezzò e danzò sul suo bel volto.
Dai rumori che giungevano dal cortile, Talia comprese che i preparativi per la partenza erano già cominciati.
Fece così colazione insieme ai suoi genitori ed un'ora dopo la loro carrozza lasciò la villa, per dirigersi verso Balunga.
Attraversarono la lunga e panoramica strada che tagliava le meravigliose scogliere che tracciavano il confine tra Las Baias e i domini olandesi, da quelli sotto il controllo spagnolo.
Alla fine, dopo tre ore viaggio, la carrozza giunse a Balunga, per poi raggiungere il sontuoso ed originale palazzo del Viceré.
Era un edificio che sembrava unire più stili e gusti architettonici, quasi a voler aggregare fra loro il selvaggio ed esotico ardore di quei luoghi con una pomposa e principesca reggia europea.
Un vasto giardino era raccolto tra il palazzo e la lunga fila di cancelli che racchiudevano il tutto, con al suo interno alberi e piante dall'aspetto tropicale e dai colori vivacissimi.
Uccelli dall'ardente piumaggio erano racchiusi in gabbie di ottone, mentre cani di varie razze, levrieri, alani, mastini, molossi, venivano portati al guinzaglio da servitori dalla pelle scura.
La carrozza entrò e subito alcuni funzionari del Viceré accolsero Philip e la sua famiglia.
Ad un tratto, un uomo si presentò a loro.
Era di corporatura asciutta, con i capelli lunghi, raccolti all'indietro, i vestiti caratteristici degli avventurieri spagnoli e qualcosa nello sguardo dei guerrieri Putuos, gli antichi combattenti delle tribù flegeesi.
“Salute a voi, signori.” Disse alla famiglia di Philip. “Sono Juan Musan, guardia del corpo del Vicerè. Seguitemi prego... Sua Altezza vi sta aspettando.”
Aveva uno sguardo orgoglioso e il portamento di chi è sicuro di sè.
“Hai visto, cara?” Disse sottovoce la madre a Talia. “E' lui l'uomo di cui ti parlavamo. Non lo trovi affascinante?”
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