Cittadino di Camelot
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Un lungo, denso momento di silenzio accolse le parole dell’uomo. Tutto sembrava immobile in quella stanza, ora... tutto sembrava come congelato... avvertivo la presenza della locandiera dietro al suo bancone, ma era tanto ferma e tanto silenziosa che avrebbe anche potuto non esserci... allo stesso modo, sentivo gli occhi di Sangò fissi su di me, anche se non un respiro sfuggì dalle sue labbra.
Io tenevo gli occhi bassi, immobili su qualche cosa che esisteva solo nella mia mente, ed a guardarmi potevo apparire la persona più fragile, ingenua ed esitante del mondo... ma la mia mente stava lavorando frenetica, analizzando ogni singola informazione ed ogni singola via di fuga... anche se, pensai, probabilmente c’erano davvero poche vie di fuga lì in quel momento.
In fondo ciò che l’uomo era venuto a dirmi era perfettamente chiaro: o io accettavo di vedere il sergente o loro avrebbero fatto arrestare Guisgard... non avevo scelta, mi avevano incastrata... o, almeno, stavano tentando di farlo...
Il sole era alto quel giorno ma l’aria, ravvivata da quel leggero vento proveniente dai monti, era fresca e pulita.
Il Maestro, seduto di fronte a me, se ne stava in silenzio, il mento nella mano e lo sguardo fisso sul basso tavolo tra noi... qualche momento ancora di immobilismo, poi lentamente prese il cavallo e lo spostò di tre caselle...
“A te!” disse, dunque, sollevando gli occhi e sorridendomi.
Io ricambiai il sorriso e tornai a portare il mio sguardo sul tavolinetto sul quale era sistemata la pesante scacchiera di legno e alabastro del cavaliere.
“Sono molte ore che sono partiti, ormai...” dissi poi, quasi casualmente, mentre i miei occhi scorrevano ancora una volta i pochi pezzi rimasti e ne vagliavano le possibili soluzioni “E non abbiamo ancora avuto loro notizie... non sei preoccupato?”
“Preoccupato?” ripeté lui “No, non direi... Tu lo sei?”
Sollevai gli occhi e lo osservai per un momento...
“Beh... un po’!” mormorai, spostando lentamente l’alfiere di due posizioni.
“Oh, Talia... i tuoi fratelli sono perfettamente in grado di superare questa prova... o non l’avrei assegnata loro! Torneranno presto, vedrai... non c’è da preoccuparsi!” mi rassicurò, tornando a sua volta a fissare la scacchiera per poi subito spostare la torre di quattro posizioni e soggiungere soddisfatto “Scacco alla regina!”
“Già... probabilmente hai ragione!” annuii, abbassando lo sguardo a constatare il mio temporaneo stato di pericolo “E chi credi che sarà il primo a tornare?”
“Oh, questa è una domanda decisamente più interessante...” disse “Credo che Fyellon desideri più di tutti vincere questa piccola sfida... e forse ne avrebbe buone possibilità, se solo questa sua smania di prevalere ad ogni costo non finisse per accecarlo. Hans ha un buon senso dell’orientamento e questo potrebbe aiutarlo... ed anche Pidge potrebbe riuscirci, se solo smettesse di fare tanto affidamento su Fyellon ed iniziasse a camminare con le sue gambe. Infine Guisgard... oh, lui potrebbe vincere. Potrebbe davvero... ma è impulsivo, istintivo e si lascia trascinare dalle emozioni...” sospirò “Già... se solo imparasse a dominarsi, Talia... se solo imparasse ad affrontare le sfide in modo più freddo e razionale, senza fare di tutto un fatto personale, senza lasciarsi condizionare dalle passioni... allora... oh, allora diventerebbe davvero il migliore tra tutti i miei figli!”
Il vento si alzò, allora, e portò fino a noi il fruscio della foresta... i miei occhi erano fissi in quelli del Maestro, il quale teneva i suoi sul bosco lontano, come a voler cogliere tra gli alberi l’apparire di qualcuno dei suoi figli, raggiante, con l’ambito premio tra le mani... ma era ancora preso e nessuno giunse in quel momento...
“Sai, Maestro... forse sbaglio... ma non sono d’accordo con ciò che dici! E’ vero, e lo so anche io: Guisgard è impulsivo ed avventato, talvolta persino sconsiderato... ma questa è la sua indole e tu non puoi sperare di cambiarla. Ha invece un grande cuore, lo sai... ed è da lì che viene tutta la sua forza, la sua capacità di superare gli ostacoli. Tu, Maestro, mi hai insegnato che ognuno di noi ha una propria unicità, un suo personale modo di esprimersi... non credi che questo valga anche per lui? Non credi che, se tentasse di reprimere tutte le passioni che lo animano, finirebbe per venire annientato a sua volta? No... quelle passioni, quelle emozioni che gli riempiono il cuore sono la sua protezione, sono il fuoco che lo anima, sono ciò che gli dona tenacia e decisione... e allora forse la sua strada per primeggiare non sta tanto nel reprimerle, quanto piuttosto nel saperle direzionare, nel saperle accettare e nel conviverci, nel credere in esse...”
Per qualche tempo il cavaliere non disse niente, limitandosi ad osservarmi con un vago sorriso sulla labbra ed un espressione incerta sul volto, tra il compiaciuto ed il sorpreso...
“E... Maestro?” soggiunsi poi, dopo appena qualche attimo.
“Si, Talia?” rispose dolcemente.
“Scacco matto!” esclamai, prendendo la mia torre e spostandola verso il suo re.
Quel lontano ricordo mi attraversò la mente, leggero come un soffio di vento...
“In verità...” mormorai dopo qualche momento “Non trovate quella teoria fin troppo fatalistica? Credete davvero che siamo destinati a perdere, in quella vitale partita? Certo... suppongo che ciò dipenda alle nostre priorità, dai nostri punti di vista... ma... come voi mi insegnate, negli scacchi non c’è niente di certo o ineluttabile... tutto dipende dalle nostre mosse e dalle loro conseguenze, tutto dipende da ciò che sappiamo ‘vedere’ guardando quei pezzi e dalla nostra capacità di interpretare l’avversario... e spesso perdere dei pezzi non significa affatto essere sconfitti!”
Silenzio... poi, impercettibilmente, sorrisi ed il tono della mia voce cambiò, facendosi leggero, quasi impalpabile...
“Ebbene, messer Mercurio...” dissi, sfoderando l’aria più ingenua che riuscii a trovare “Siete stato molto cortese a venire fin qui per me... ed a volermi consegnare un così lieto messaggio di pace. Il sergente Iwan è di certo un uomo generoso, se mi manda a dire questo... ma, vi prego, lasciate che vi spieghi, così che poi voi potrete riportare ciò al sergente...”
Esitai appena... vagamente incerta... ma nella mia mente il disegno era ormai chiaro ed io sapevo che c’era un solo titolo che poteva tenere Guisgard il più al sicuro possibile, rendendolo leggermente minaccioso agli occhi di quell’Iwan... ed ero decisa ad usare quella tattica...
“Vedete, signore... l’uomo che voi definite impropriamente ‘un mio amico’, è in realtà semplicemente mio... mio fratello! E sono certa che alla luce di questo sir Iwan potrà certamente capire il suo comportamento e la sua preoccupazione... preoccupazione di certo dovuta al fatto che è sempre stato lui, da quando nostro padre purtroppo non c’è più, ad occuparsi di me!”
Un’altra breve pausa seguì quelle mie parole... ma sapevo di dover presto arrivare al dunque e così mi presi qualche istante ancora per scegliere bene le parole...
“L’offerta del sergente Iwan di incontrarsi con me... nonché ciò che dite di lui, di come sia dispiaciuto ed amareggiato... gli fanno di certo molto onore... ed io sarei molto felice di potergli parlare di questo, per potergli spiegare personalmente quanto sto già dicendo a voi...” sorrisi, del più candido sorriso che possedevo “E sono certa che anche mio fratello sarebbe d’accordo e non troverebbe niente di male in questo... tuttavia... vedete, egli in questo momento sta riposando ed io... io, sono certa che capirete, non posso allontanarmi da qui senza informarlo, ma non vorrei neanche andare a disturbarlo adesso... dunque, milord... alla luce di tutto questo, penso che la soluzione più saggia e più sensata sia di invitare il sergente Iwan qui, alla locanda. E qui sarò felice di parlare con lui per chiarire tutto questo spiacevole equivoco, se egli vorrà avere la compiacenza ed usarmi la cortesia di raggiungermi qui, quando vorrà...”
Quelle ultime parole stavano ancora fluttuando tra di noi, quando mi alzai in piedi...
“Bene, milord... vi ringrazio. E, nel salutarvi, vi auguro di tutto cuore una buona giornata!”
Mi inchinai appena, quindi, poi mi diressi verso la porta... avevo bisogno di un po’ d’aria fresca. Ne avevo un bisogno assoluto!
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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