VILLA PALOMBARA
Non hanno forme stravaganti, come molti altri edifici intrisi di misteriosa e mistica atmosfera, ma sono perlopiù sobrie dimore aristocratiche che non presenterebbero caratteristiche degne di nota se non fossero arricchite da decorazioni e simboli legati in qualche modo al processo alchemico.
Sono le cosiddette “Dimore degli Alchimisti”, a cui Eugène Canseliet e il misterioso Fulcanelli hanno dedicato due fondamentali testi: Deux logis alchimiques e Le Dimore Filosofali.

Disseminate un po' in tutta Europa, questi straordinari edifici non mancano neppure in Italia.
Una delle più celebri, Villa Palombara, si trova a Roma sul colle Esquilino.

Nel 1620 la villa era una delle proprietà di Oddone Palombara di Pietra Forte, che la lasciò poi al marchese Massimiliano Palombara.
Si racconta che nel 1656 questi assistette ad un fortunato esperimento di trasmutazione alchemica, eseguito nel suo laboratorio privato dall'alchimista milanese Francesco Giuseppe Borri.
E proprio per ricordare tale episodio, qualche anno dopo Palombara fece realizzare in diversi punti della sua proprietà alcune iscrizioni su marmo che tramandassero appunto l'avvenimento.
L'interpretazione di tali iscrizioni potrebbe condurre ad una straordinaria ricchezza: si racconta, infatti, che descrivano, in codice, le formule segrete per realizzare la Pietra Filosofale.

Massimiliano Palombara era egli stesso un alchimista e un iniziato alla dottrina segreta dei Rosacroce.
Un'iscrizione in latino oggi perduta sul portone della villa recitava che oltrepassando quella soglia “lo scopritore Giasone avrebbe trovato il Vello d'Oro di Medea”.
Quale segreto dunque è ancora celato nei misteriosi marmi di villa Palombara?
E il Vello d'Oro a cui si faceva riferimento quell'iscrizione sulla soglia, era davvero la leggendaria Pietra Filosofale?
Massimiliano Palombara aveva dunque trovato il modo di mutare i metalli vili in oro?
Le domande a queste risposte e forse a molte altre ancora, sono tutt'ora custodite nei segreti di Villa Palombara.