“In un'epoca...” così cominciava mio nonno ogni volta che iniziava a raccontarmi questa storia.
Ed io, bambino curioso, ponevo sempre la stessa domanda:
“Epoca? Quale epoca? Antichità? Medioevo? O dopo?”
“In un'epoca!” Ribadiva lui, con la consapevolezza di chi sapeva di raccontare qualcosa che andava oltre il Tempo.
Un qualcosa che non aveva bisogno di limiti e confini per mostrare la sua morale vecchia come il mondo.
E in quell'epoca salì sul trono del regno un re che aveva viaggiato molto durante la sua prima giovinezza, apprendendo tutte le nuove tendenze e le nuove correnti che stavano attraversando il mondo di allora.
Si convinse così che solo la giovinezza poteva rappresentare il vero motore della società e che la tradizione non era altro che un limite da superare.
Così, divenuto re, fece subito emanare una legge, tanto rivoluzionaria quanto assurda.
Tutti gli uomini, compiuto il sessantesimo anno di vita, dovevano essere messi a morte.
Così, anche se con dolore, tutti i sudditi, volgo, borghesi e aristocratici, consegnarono alle autorità i propri cari che cadevano in quella disposizione.
Solo l'Arciduca Anios disobbedì a quel delirante emendamento, nascondendo il suo vecchio padre in una stanza segreta del suo palazzo.
Ogni giorno allora scendeva in quel nascondiglio per allietare il povero vecchio dall'impossibilità di poter godere delle bellezze del mondo.
Un anno però, una terribile carestia scoppiò nel regno, distruggendo tutti i raccolti e affossandone quasi l'economia.
I giovani esperti del regno non riuscirono a trovare rimedio contro quella catastrofe, lasciando così la corona nell'impossibilità di salvare il popolo.
Anios allora, di fronte a quel flagello, scese nella stanza dove era nascosto suo padre e chiese il suo consiglio.
Il vecchio, grazie all'esperienza e alle sue conoscenze, comprese subito il problema e suggerì a suo figlio di utilizzare un particolare concime, ricavato da una formula antica e andata ormai quasi dimenticata, con cui nutrire la terra in quella tragica situazione.
Così, grazie a quel rimedio, quell'anno i raccolti di Capomazda furono fiorenti, mentre in tutto il resto del regno c'erano fame e disperazione.
La notizia fece il giro del reame, dalla capitale fino al più lontano dei ducati.
Il re, così, fece chiamare Anios per chiedere spiegazioni.
Anois allora parlò di quel formidabile concime al suo re.
“Nessuno tra i nostri sapienti è riuscito a salvare i raccolti del regno.” Disse il re. “Voi dove avete trovato tale rimedio?”
“Perdonatemi, Maestà, ma non posso rivelarvelo.” Fece Anois.
“E perchè mai?”
“Perchè mi è stato suggerito da un uomo, Maestà.” Rispose l'Arciduca. “Un uomo che si trova però sulle vostre liste di proscrizione.”
“Conducetelo al nostro cospetto” disse il re “e gli sarà concessa la grazia.”
Anios allora portò il vecchio padre di fronte al re.
Questi, nel vederlo, restò profondamente turbato e si adirò con l'Arciduca.
“Maestà...” fece Anios “... io ho solo compiuto il mio dovere. Ho salvato la mia gente, adempiendo così al ruolo che spetta ai miei pari. L'aristocrazia ha il dovere di proteggere i suoi sottoposti, poiché può ciò che per molti altri è impossibile. Aristocratico, come voi ben sapete, Maestà, deriva dal greco e significa Migliore. E chi più ha avuto dal Cielo, più deve dare.”
Il re allora fissò il vecchio padre di Anios.
“Dimostratemi allora di essere così saggio come afferma vostro figlio” disse “risolvendo questo arcano.”
E il re cominciò a recitare:
“Può essere liquido.
E' bene averlo in tavola.
Per prepararlo occorre il fuoco.
A scuola si studia in varie materie.
Era caduto dal cielo quando venne usato per la prima volta.”
Il vecchio risolse l'enigma e tutta la corte ne lodò la sapienza.
Il re, allora, compresa la sua folle ideologia, gettò la corona e si inginocchiò in lacrime davanti al vecchio.
In quello stesso giorno venne cancellato il delirante emendamento che aveva messo a morte tutti gli anziani del regno.
E per ricordare l'accaduto, nella piazza principale della capitale, Piazza della Miglioria, ancora oggi una lapide incisa recita:
“In questo regno domina la Tradizione.”
E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere l'enigma di oggi?