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Vecchio 21-06-2012, 18.17.31   #2506
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il menestrello, raccolta qualche moneta e del cibo, uscì dall'osteria e si diresse verso la parte bassa della città.
Ad un tratto qualcuno lo prese per un braccio.
“Davvero una bella storia.” Disse Guisgard. “Dove l'hai sentita? Chi erano i due protagonisti?”
“E' tratta dalla materia di Capomazda...” rispose il menestrello “... dove si narrano gli amori e le gesta degli Arciduchi e dei cavalieri...”
“Si, ma quei due nomi...” fissandolo Guisgard “... voglio sapere tutto su di loro...”
Ad un tratto arrivò Umans.
“Lasciate perdere questo cantore.” Disse a Guisgard. “Ho novità ben più interessanti.”
“Come sarebbe?”
“Un uomo giunto all'osteria mi ha detto che la duchessa è uscita dal castello dopo diversi giorni che non lo faceva.” Fece Umans. “E non era sola.”
“Come sarebbe?”
“C'era una ragazza con lei.”
“Forse era Talia!” Esclamò Guisgard. “Portami da quell'uomo!”
“E sia, ma solo se promettete di non perdere la testa.”
“Andiamo, presto!”
E Umans portò Guisgard da quell'uomo.
Tornati nell'osteria, subito i due si sedettero al suo tavolo.
“Cosa volete?” Chiese l'uomo.
“Sapere della ragazza che era con la duchessa.” Disse Umans.
“Ma non so...” fece l'uomo “... era nella carrozza con lei ed aveva un velo in testa...”
“E non hai notato altro?” Domandò Umans.
“No... ah, si... quando sono giunte al convento...”
“Cosa?” Chiese Guisgard.
“Si, quando sono arrivate al convento, perchè io, sapete, mi occupo talvolta dell'orto delle monache... e non per vantarmi sono anche molto bravo...”
“Venite al dunque, stramaledizione!” Lo interruppe Guisgard.
“Si, certo... dicevo... la ragazza camminava appoggiandosi alla duchessa... si, come se fosse cieca...”
A quella parola, Guisgard e Umans si scambiarono una profonda occhiata.

Andros aveva introdotto Chymela in un salone che sembrava essere intriso di un'aria d'altri tempi.
Le pareti tappezzate con fantasie pastorali, dove audaci e vivaci giochi di bucolici artifici rincorrevano fantasiosi sfarzi di memorie barocche, avvolgevano ogni cosa con l'incanto dei loro colori assopiti e solo appena pronunciati.
Statuine d'alabastro raffiguranti paladini di Francia e cavalieri templari si alternavano a esotici uccelli scolpiti nella giada, a pedine di una scacchiera laminate in oro, a frutti sbocciati nel cristallo variopinto e ceramiche capaci di assumere qualsiasi forma e sembianza con la grazia dell'aria di Primavera.
Superbe armi damaschiate pendevano sul mobilio o giacevano su veli d'Aragona orlati con fili d'argento, mentre tutt'intorno risplendevano splendidi dipinti di bambini simili ad Angeli e ancelle dalle fattezze verginali.
Ma più di ogni altra cosa, ad attirare l'attenzione di Chymela fu il dipinto velato sulla parete più distante.
“Andros...” disse lei in un sussurro, per poi cercare la mano di lui.
“Si...” annuì lui “... è quello il ritratto...” stringendole la mano.
Si avvicinò e tolse di colpo il velo, mostrando alla ragazza finalmente il ritratto.
Chymela restò così a fissare la tela incompiuta per un tempo che parve indefinito.
“Secondo qualcuno” disse lui “questo ritratto reca imprigionato qualcosa fra i suoi colori... ed è strano come nessuno sia ancora riuscito a completarlo... io vengo qui spesso a vederlo... e credo che davvero questo ritratto rappresenti l'Amore... quello vero e totale, eterno e divino...”
Ad un tratto Chymela si voltò verso Andros e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
Lui la fissò per un momento e poi si baciarono fino a spogliarsi, restando tutta la notte, fino all'alba, a fare l'amore davanti al ritratto.


“Si, l'aria qui è davvero profumata.” Disse la duchessa destando Talia da quella visione. “A volte credo che qui crescano fiori che in altri luoghi sono sconosciuti. Forse questa è l'unica terra del ducato che mi ricorda Sygma...” esitò per un momento “... una guerra, una maledizione, due profezie, segni e sogni... Capomazda e Sygma... due terre divise eppure unite da sempre...”
Aveva parlato ad alza voce, quasi però senza accorgersene.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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