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Vecchio 15-06-2012, 18.13.20   #2433
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Quel racconto.
Aveva catturato l'attenzione di tutti i presenti.
Di nuovo il menestrello si fermò, stavolta per fare colazione.
“Insomma...” disse Guisgard “... ora capisco perchè ci sono tante pause in questa tua narrazione... ogni qualvolta ti fermi, qualcuno arriva ad offrirti da bere e mangiare.”
Il menestrello lo fissò stupito.
“Ma, messere...” mormorò.
“Avanti, finisci in fretta la tua dannata colazione” sbottò Guisgard “e poi riprendi il racconto, con la speranza che finisca prima di Mezzogiorno, o dovremo attendere anche la fine del tuo pranzo!”
“Ora mi hai proprio stufato, grand'uomo.” Avvicinandosi uno dei presenti al cavaliere. “Oste... lo butti fuori tu, oppure lo faccio io?”
“Provaci.” Fissandolo Guisgard.
Un attimo dopo erano in quattro a circondarlo.
“Fuori dai piedi.” Disse uno di quelli.
“Va bene, meglio andare a prenderci una boccata d'aria!” Esclamò Umans per poi prendere Guisgard sottobraccio.
“Non voglio uscire!” Esclamò Guisgard.
“Fuori dai piedi!” Ripetè quell'uomo.
“Si, si...” fece Umans “... un po' d'aria ci farà bene...”
Ed uscirono.
Guisgard però si sistemò alla finestra per ascoltare il seguito del racconto, che non tardò ad arrivare...

Andros ascoltava le parole di sua moglie.
E guardava i suoi occhi.
L’aveva delusa ancora una volta.
Ma infondo, pensava, cosa era lui veramente?
Lui era un cavaliere. E lo sarebbe stato per sempre.
E nulla avrebbe potuto cambiare le cose.
“Quando si spargerà la voce che il grande Andros vive in questa cittadina” continuò a dire Chymela “allora vedrete che arriverà gente da ogni dove e vorrà combattere contro di lui. Arriveranno per vendicarsi, per arrestarlo o anche solo per confrontarsi con lui! E questa città vedrà così la propria fine!”
“Chymela ha ragione.” Disse Andros. “Un cavaliere non può pretendere una vita normale. Se lo facesse allora si illuderebbe. Ora è giunto il momento che parta.”
Chymela lo fissò piangendo. Aveva la morte nel cuore.
“Un momento.” Intervenne a dire Hunz. “Dopotutto chi sa che voi vivete qui? Siamo nel bel mezzo della tundra e solo noi siamo in grado di rivelare a qualcuno il vostro segreto.”
“E’ vero, Hunz ha ragione!” Disse Vision.
“In fondo, siamo noi soli a sapere di voi, Andros.” Intervenne Palm.
“E’ un segreto troppo grande, amici miei.” Disse Andros.
“Temete che qualcuno lo riveli?” Chiese Hunz. “Allora giureremo tutti. E lo faremo in questo sacro luogo di Fede e preghiera. Siete tutti disposti a giurare di mantenere il segreto su Andros?” Chiese poi a tutti i presenti.
Tutti allora si alzarono e giurarono davanti alla santità di quel luogo che mai avrebbero rivelato quel segreto ad anima viva.
Chymela in lacrime corse ad abbracciare Andros.
“Da oggi il Cielo ci da un’altra possibilità.” Disse in lacrime. Ti prego, non roviniamola.”
“Ti giuro che non accadrà, amore mio!” Rispose Andros baciandola. “Te lo giuro!”
E da tutti partì un applauso spontaneo che echeggiò nella navata e sancì la sacralità di quel giuramento.
Intanto, a poche miglia da Solopas, tre pesanti cavalieri attraversavano veloci l’inospitale tundra.
Ad un tratto arrestarono la loro corsa.
“Caizan dista ancora molto, stramaledizione!” Esclamò uno dei tre guerrieri.
“Già ed i cavalli hanno bisogno di riposare.” Rispose un altro dei tre.
“Controlla la mappa, Duxa.” Ordinò quello che sembrava essere il capo. “Cerca di capire se c’è un luogo in cui poterci fermare.”
“Ehi, Feudis, sembra che abbiamo fatto centro!” Rispose Duxa. “A poche miglia da qui c’è un piccolo paese agricolo. Lì troveremo ciò che ci occorre!”
“Bene!” Esclamò Feudis. “Rechiamoci subito in quel luogo! Ci resteremo giusto il tempo di far riposare i cavalli! Andiamo!”
E così i tre temibili rinnegati della banda Torix si diressero verso Solopas.
Spinsero al massimo i loro cavalli, giungendo poco dopo nella piccola cittadina.
Questa appariva quasi deserta, visto che tutti erano in chiesa per la Funzione domenicale.
Per le strade vi era solo un gruppo di ragazzini che giocavano tra la polvere ed il vento che soffiava, echeggiando tra le case e gli stretti vicoli.
I ragazzini però, attirati dai rumori dei cavalli, corsero a spiarli.
E videro i feroci Torix rubare da alcune botteghe e dai pozzi che dominavano il centro della cittadina.
“Questo luogo sembra deserto!” Disse Duxa.
“Cosa ti aspettavi?” Rispose Mars, il terzo della banda. “Saranno tutti a coltivare la terra!”
“Ehi, guardate, abbiamo degli spettatori!” Disse Duxa indicando i ragazzini che li spiavano dall’ingresso di uno dei vicoli.
“Lasciali perdere!” Rispose Mars. “Prendiamo ciò che ci occorre e filiamo da questo luogo dimenticato!”
“Un momento…” disse all’improvviso Feudis, il capo dei tre “… ma laggiù c’è qualcosa che emana strani bagliori!” Ed indicò alcuni detriti che giacevano poco fuori dalla cittadina.
“Che ti importa!” Rispose Duxa. “Lascia perdere!”
Feudis però, incuriosito li raggiunse per accertarsi cosa fossero.
“Per la barba del demonio!” Esclamò. “Ma questi sono i resti di uno scudo! E sembra sia stato colpito in pieno!”
“Impossibile!” Esclamò Duxa. “Cosa vuoi che ci facciano qui i resti di uno scudo!”
“E’ uno scudo ti dico!” Gridò Feudis. “Ed è stato tagliato in due di netto! Ma chi sarà stato, in un luogo sperduto e fetido come questo?”
Poi, guardando i ragazzini li raggiunse. Cercò allora ti intimorirli puntando loro contro la sua spada.
“Avanti, piccoli…” cominciò a chiedere “… ditemi chi ha ridotto così questo scudo.”
Impaurito da quell’uomo, uno dei ragazzini, senza dire nulla, indicò la chiesa.
Feudis allora si voltò verso il sacro edificio, chiedendosi cosa volesse dirgli quel ragazzino.


La duchessa restò un attimo in silenzio.
Talia sentiva solo il rumore delle posate sul piatto e poi il latte che veniva versato nelle tazze.
“L'hai fatto di nuovo...” mormorò la duchessa “... ti sei dimostrata di nuovo troppo interessata a ciò che stavamo dicendo. Non siamo due amiche che fanno conversazione. Quando sei stata al Belvedere?” Chiese. “E con chi?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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