Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Era giunta la notte ed il menestrello, invitato a riposare nelle scuderie dell'osteria, aveva interrotto il suo racconto.
Guisgard aveva preso una stanza insieme ad Umans ma non era riuscito a chiudere occhio.
Ripensava a quel racconto e ai suoi protagonisti.
Così, al mattino seguente, fu il primo a scendere giù e ad attendere il menestrello.
Questi, giunto nella stanza, riprese il suo racconto...
Andros scese dal cavallo e fu osannato da tutti come se fosse il primo uomo del mondo.
Ora finalmente il ragazzo era sereno.
Poteva gridare al mondo la sua gioia, la sua soddisfazione.
Ora tutti sapevano che era lui il migliore.
Il migliore di tutti.
Quegli uomini che fino a poco fa l’avevano visto come un semplice bottegaio, incapace anche di bere come un vero uomo, ora erano li, quasi a suoi piedi.
“Ho veduto grandi guerrieri combattere tra la latinità e l'Oriente greco… “ cominciò a dire Palm “… ma nessuno era capace di ciò che avete fatto voi oggi! Io credo… si, insomma… credo che nessuno possa starvi alla pari!”
“Ma perché mai vi siete nascosto fino ad ora, amico mio?” Gli chiese ancora incredulo Hunz. “Siete una vera e propria leggenda vivente!”
“Io ne ho visti tantissimi di cavalieri…” intervenne anche Vision “… ma nessuno possiede la vostra abilità, Andros!”
E nell’udirli, Andros era al settimo cielo.
“Oggi è un gran giorno!” Gridò Philow. “Ora anche la nostra sperduta cittadina può vantarsi di avere un degno cittadino! Tutti da me, offro io!”
Andros rise di gusto ed abbracciò tutti coloro che gli andavano incontro.
Ma in mezzo a tanta gioia ed allegria, tra mille voci e risate, avvertì, d'un tratto, un vuoto, una mancanza.
Si, qualcosa mancava a quel suo trionfo.
Cercò allora tra la folla.
Cercò un volto.
E cercò quel volto fino a quando non gli apparve tra quei mille volti tutti uguali.
Un volto che recava uno sguardo spento.
Era il volto di Chymela.
I suoi profondi occhi scuri erano ancora più belli del solito e lo fissavano trasmettendogli una grande, immensa delusione.
I lunghi capelli chiari che circondavano il suo bellissimo volto erano agitati dal vento che aveva iniziato a soffiare forte sulla piccola cittadina.
Lo fissò così per alcuni istanti, per poi correre via in lacrime.
“Andiamo, Andros, la birra ci attende!” Gli disse Vision.
“Cominciate a bere senza di me, ragazzi… “ rispose distrattamente.
Lasciò allora la compagnia e raggiunse Chymela nella loro casa.
La ragazza era stesa sul letto, in lacrime.
Andros le si avvicinò e si sedette accanto a lei sul letto.
“So cosa provi…” cominciò a dire “… perdonami, l’ho fatto di nuovo… domani lasceremo questa cittadina e ricominceremo da capo. E vedrai che saremo felici. Te lo prometto, Chymela.”
“Una nuova promessa?” Gridò lei sollevando finalmente il volto dal suo cuscino. “E a cosa dovrebbe servire? Ogni volta è sempre la stessa storia! La stessa maledetta storia! Io sono stanca! Stanca di fuggire e di ricominciare ogni volta!”
“Perdonami, ti prego…”
“Per cosa?” Chiese lei in lacrime. “Tanto accadrà di nuovo! Ieri è stato a Dussensia, oggi a Solopas e domani sarà in un altro posto! Cambiano i luoghi, ma non la storia!”
“Da domani sarà diverso, te lo prometto!”
“Basta, non promettere più!” Gridò Chymela. “Tanto è più forte di te! Non puoi cambiare! E’ la tua natura! Ti ho creduto fino ad oggi, ma ora è chiaro che tu non potrai mai mutare ciò che sei!”
“Chymela, io…” tentò di dire Andros.
“Ed ora lasciami, ti prego!” Lo interruppe lei. “Lasciami da sola!”
“Preparerò io i bagagli… partiremo all’alba.” Disse lui.
“No, io non verrò!” Sentenziò lei. “Io mi trovo bene qui e voglio restarci. Partirai senza di me! E se un giorno la guerra sarà finita, allora ritornerò a Sygma!”
Andros la fissò quasi incredulo.
Ma non poteva darle torto.
Cosa le aveva dato fino ad oggi?
Nulla. Niente stabilità, nessuna certezza. Niente che poteva definirsi una vita.
Era troppo da chiedere a chiunque.
La fissò per alcuni incalcolabili istanti, poi prese il suo mantello ed uscì fuori.
E vi restò per tutta la notte.
Il giorno seguente, essendo Domenica, tutti si ritrovarono nella chiesa della cittadina.
C’erano tutti, anche Chymela. Ma non Andros.
Ad un tratto la porta si aprì ed apparve la sua sagoma nella navata centrale.
Il sacerdote si zittì e tutti si voltarono.
“Perdonatemi se interrompo la Celebrazione.” Cominciò a dire Andros mentre si avvicinava all’Altare. “Volevo salutare tutti e sapevo di trovarvi qui. Sto partendo.”
Un brusio di stupore e meraviglia si diffuse nel sacro edificio.
“Partite?” Chiese Hunz. “E dove siete diretto?”
“Non lo so, forse a Nord.” Rispose Andros.
“Ma perché?” Chiese Palm.
“Vedete… quando si è stato un cavaliere, lo si resta per tutta la vita. E’ un marchio che non svanirà mai.” Rispose Andros con lo sguardo basso. “Ieri ho fatto una stupidaggine a rivelarvi la mia vera identità… ed ora è giusto che ne paghi le conseguenze.”
“Ma perché?” Chiese Vision.
“Perché la vita di un cavaliere è fatta di battaglie, scontri, duelli!” Intervenne a dire Chymela. “Quando sei un cavaliere la terra sotto i piedi scotta e non puoi fermarti mai per mettere radici!”
Andros la fissava senza dire nulla.
Era bellissima. Come non lo era mai stata.
E sembrava incarnare, in quel momento, tutti i sogni ed i desideri di Andros.
La sua giovinezza, le sue speranze e tutte quelle cose che costellavano il suo mondo.
E come ogni altra cosa, Andros sentiva che stava perdendo anche lei.
Qualcuno bussò alla porta della Stanza del Giglio.
Erano delle servitrici.
Aiutarono Talia a prepararsi e poi la condussero nella sala dove la duchessa attendeva per fare colazione insieme a lei.
“La colazione è il pasto più importante...” disse lady Vicenzia vedendo arrivare Talia “... così almeno dice il mio medico... io invece la preferisco perchè ormai è l'unico pasto che riesco a digerire bene... sai quando si è veramente vecchi? Quando si deve sottostare al proprio medico.” Tossì. “Su, facciamo colazione, poi usciremo... sono settimane che non metto piede fuori da questo castello... quando vi giunsi la prima volta fu per il matrimonio di mio nipote... mi era sembrato così caotico allora e tanto distante dal Belvedere... ma ora questo vecchio gigante addormentato” guardandosi intorno “è diventato il mio più fedele e devoto servitore e compagno...” fissò Talia “... ti piacciono i cavalli, vero? Ad ogni dama dell'alta società devono piacere. Soprattutto se di Capomazda. Appena terminata la colazione usciremo per un giro in carrozza...” fece cenno ai servi e questi servirono la colazione.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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