Tutto ciò ero apparso ad Elisabeth.
Immagini strane, confuse, enigmatiche ed irrazionali.
Cosa aveva visto davvero nel giardino?
Reas?
La fissava e poi, d'un tratto, cominciò a sorriderle.
Sembrava Reas, poi qualcosa del suo volto richiamò invece un altro sguardo, un'altra espressione.
Un'espressione familiare, forse suo marito.
O almeno questo parve alla maga.
E tutt'intorno infinite specie di fiori, molte delle quali sconosciute, abbandonate nel vorticoso scorrere delle stagioni che si susseguono e si rincorrono.
Elisabeth fissò ancora quel volto e di nuovo le parve diverso.
Stavolta era Fin Roma, il menestrello che di tanto in tanto si vedeva presso il parco del palazzo.
“Tylesia...” disse il menestrello “... è come un castello... il Castello del Doloroso Amore...”
Si, milady...” mormorò Cristansen e facendo così, con la sua voce, destare Elisabeth da quella visione “... sto bene...”
“Oh...” buttandogli le braccia al collo Vivian “... papà, mi manchi tanto!”
“Sono felice” disse l'uomo mentre stringeva sua figlia “che lady Elisabeth abbia vegliato su di te in mia assenza...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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