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Vecchio 13-06-2012, 02.01.08   #2387
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Lady Vicenzia ascoltò ogni parola di Talia, fissando con attenzione l'espressione della ragazza.
“E' cosa di certo sconveniente” disse la duchessa “che una mia dama di compagnia parli così spesso di un uomo. Da quanto ho potuto comprendere, quel tale... Guisgard?” Per poi tossire. “Rammentare i nomi altrui non è mai stata tra le mie vocazioni... dicevo, quell'individuo è tuo fratello, o un qualcosa di simile, vista la dubbia condizione che legava tutti voi a quel maestro... ebbene, sappi, che non voglio assolutamente sentire pronunciare in mia presenza nomi di persone estranee a questa corte... un detto antico recita... lontano dagli occhi, lontano dal cuore... faremo dunque in modo di allontanare il ricordo di quell'individuo da te...” prese allora il piccolo campanellino in ottone che aveva sul tavolino e lo fece suonare.
Un attimo dopo, Paolo ritornò nella sala.
“Milady...” mostrando un lieve inchino.
“Avvicinatevi, non posso urlare da qui.”
Paolo si avvicinò alla donna.
“Date ordine di liberare l'individuo che avete arrestato al castello.”
“Non volete più punirlo per essersi intrufolato nel castello, milady?”
“Forse è colpa mia...” mormorò la duchessa “... forse sono davvero diventata così vecchia da non essere più in grado di dare ordini convincenti ai miei servitori... sarà probabilmente per il tono più incerto della mia voce, o per questa tosse che mi perseguita dando alle mie parole meno efficacia... o forse, potrei pensare, che non sono più capace di scegliermi servitori all'altezza, in grado di comprendere subito i miei ordini senza aver invece bisogno di commentarli, giudicarli o, peggio ancora, di discuterli...”
“Perdonatemi, milady.” Annuendo Paolo. “Farò subito liberare il prigioniero.”
“Bene.” Disse la duchessa, per poi congedarlo con un cenno della mano. “Dove eravamo rimasti?” Rivolgendosi nuovamente a Talia. “Ah, si... non mi hai ancora detto del motivo che ti ha condotta a Faycus...” la fissò di nuovo col suo sguardo indagatore “... e smetti di pensare a quel gaglioffo... ora che è tornato libero, credimi, monterà in sella al suo cavallo e abbandonerà questo luogo... gli uomini conoscono il senso della paura come se fosse un istinto primordiale racchiuso dentro di loro e lui non metterà di nuovo alla prova la sua buona sorte...”
Poco dopo, nelle segrete del castello, tre soldati entrarono nella cella di Guisgard.
“In piedi, cane!” Urlò uno di quelli. “Vieni con noi!”
“Dove mi portate?” Chiese lui. “Voglio vedere Talia... dove si trova?”
I soldati lo spintonarono attraverso un lungo corridoio, senza però rispondere nulla a quanto domandava.
Giunsero così davanti al portone del castello e lo buttarono giù per le scale.
“Che vuol dire?” Gridò Guisgard. “Dov'è Talia?”
“Dimenticala, cane!” Urlò con disprezzo uno di loro. “E se ti rivediamo per la città, sai cosa ti attende!” E richiusero il portone.
Guisgard allora si lanciò contro quell'ingresso, urlando e mandando pugni e calci contro il legno.
Ad un tratto, però, qualcuno si avvicinò al cavaliere e cercò di portarlo via.
“Lasciatemi!” Gridò Guisgard, tentando di liberarsi da quella presa.
“Sto cercando...” a fatica quell'uomo “... di salvarvi la vita... e cercate di calmarvi, diamine...”
“Lasciami!” Con vigore Guisgard. “Hanno preso Talia! Devo liberarla!”
“Vi farete solo uccidere...” portandolo via quell'uomo “... se continuerete a gridare come un ossesso...”
Alla fine, vinto dalla disperazione e dalle percosse subite nel castello, Guisgard si accasciò, permettendo così a quell'uomo di portarlo via.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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