Secondo le tradizioni più antiche, l'aristocrazia Capomazdese cominciò a far sentire il suo peso politico già in tempi molto remoti.
I piccoli ed isolati villaggi erano troppo distanti dalla capitale e spesso si ritrovavano in balia di scorrerie e saccheggi ad opera di gruppi etnici barbarici, o di predoni e briganti raggruppatisi in bande armate e senza fissa dimora.
I contadini da soli non riuscivano a difendere il proprio territorio da queste minacce e allora richiedevano l'aiuto dei cosiddetti “Signori della Guerra”, ossia signorotti locali, perlopiù proprietari terrieri al comando di propri mercenari.
Questi Signori della Guerra avevano, oltre a uomini armati, anche risorse economiche e un prestigio che li elevava al di sopra di tutti gli altri.
In cambio, così, di fedeltà e lavoro, questi signorotti accettarono di difendere i contadini dai vari pericoli.
L'utilizzo dei cavalli in battaglia, prerogativa dell'aristocrazia, di armi in metallo ben più potenti di quelle in legno dei contadini e di un'organizzazione militare evoluta permisero ben presto ai Signori della Guerra di controllare il territorio, dividendolo poi tra loro.
In seguito, cominciò ad essere eletto tra loro un capo supremo a cui tutti giuravano obbedienza: il Faros.
Successivamente, la figura del Faros con il riconoscimento da parte del re mutò in qualcosa di più complesso, chiamato Dux, da cui Duce e poi Duca, ossia comandante militare.
I duchi divennero così il braccio armato del re e simbolo dell'aristocrazia del regno.
I duchi di Capomazda, grazie alla fedeltà mostrata alla corona e al loro valore, ottennero un titolo superiore a tutti gli altri nobili del regno, ossia quello di Arciduchi.
L'Arciduca Antio, conosciuto come il Grande, volle sempre conservare sul suo stendardo il titolo di Faros, legato alla tradizione arcaica aristocratica, insieme a quello di Arciduca.
Divenuto signore di Capomazda, Antio allargò i confini del ducato fino ad assoggettare definitivamente Suessyon, da sempre in guerra con i capomazdesi.
Prese sotto la sua protezione i secolari Giochi Nuovensi che si tenevano ogni anno, finanziandoli con il suo patrimonio personale.
Infine, la bellissima principessa Anù, che Antio prese in moglie, gli portò in dote la corona di Licinia, una terra millenaria dalle grandi risorse.
E per celebrare le sue grandi imprese, Antio decise di far costruire due monumentali leoni in granito ai due lati della porta di Capomzada, chiamata da qui Porta dei Leoni.
Si cercò così il più grande artista conosciuto e alla fine giunse a corte il nome di un misterioso scultore chiamato Maestro di Suessyon.
Costui però aveva deciso di ritirarsi e di non lavorare più a nessuna opera.
E per sancire questa sua volontà aveva scelto di imporre a tutti coloro decisi ad offrirgli una commissione la risoluzione di un impenetrabile enigma.
Antio allora raggiunse l'artista fin nell'eremo in cui aveva deciso di rinchiudersi e gli chiese di lavorare per lui a quei due leoni di pietra.
Vi era però l'enigma da risolvere.
Antio annuì ed il Maestro di Suessyon cominciò a recitare:
“Sta in equilibrio.
Serve per offendere.
E' di varie forme e tipi.
Ricorda celebri e grandi eroi.
Adottandolo, i romani rivoluzionarono il mondo.”
Antio alla fine risolse l'enigma ed ottenne i servigi del grande artista.
I leoni furono così costruiti e messi a guardia della porta di Capomazda.
Sotto la zampa destra reggevano uno scudo; su uno vi era impressa la Croce, simbolo della Cristianità e sull'altro una civetta, emblema di Capomazda.
E voi, dame e cavalieri di Camelot, riuscite a risolvere l'arcano del Maestro di Suessyon?