La selva sembrava pulsare, mentre si apriva come a voler attirare ogni cosa nel profondo del suo selvaggio e ancestrale ventre.
Tutto appariva immobile, eppure Altea sentiva ogni cosa vivere attorno a lei.
Poi la nebbia, simile al velo bianco che avvolgeva il suo corpo, cominciò a scendere e a posarsi silenziosamente su ogni cosa.
Altea attraversava quel luogo a piedi nudi, mentre le sue mani sfioravano, come carezze, le larghe foglie che racchiudevano il sentiero davanti a lei.
Ad un tratto si ritrovò in una piccola radura, a stento illuminata dal pallore della Luna.
E proprio in quel momento si accorse di un poderoso cavaliere, bardato ed avvolto nella sua tunica di un colore indefinito e forse sconosciuto ai sensi di questo mondo, immobile sul suo destriero a guardarla.
Altea, quasi intimorita, proseguì lungo il sentiero, nonostante quel cavaliere la inquietasse e incuriosisse allo stesso tempo.
Ma dopo un po', la ragazza udì un nitrito e poi i passi di un cavallo che si facevano sempre più vicini.
Allora lei cominciò a correre.
Ma più correva, più sentiva quel cavaliere vicino.
E correva, mentre sul terreno i suoi piedi nudi cominciavano a lacerarsi e a perdere sempre più sangue.
Poi, inciampando in una radice, la ragazza cadde a terra.
Oramai il cavaliere era quasi riuscito a raggiungerla.
Altea svegliò di colpo.
Era sudata ed agitata, mentre la notte continuava ad avvolgere ogni cosa.
Poi, d'un tratto, cominciò ad udire dei passi.
Provenivano dalla selva e sembravano avvicinarsi sempre più alla sua tenda.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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