Accadde tutto in fretta... la voce di quel soldato, le parole di Guisgard, poi mi sentii afferrare per un braccio e gridai... urla, voci, colpi, parole cariche di rabbia e di disprezzo...
“Guisgard...”
Lo sentii cadere a terra e venir colpito e colpito ancora... non vedevo ed ero tanto spaventata che la mente e gli altri sensi non riuscivano a sopperire a tale mancanza...
“Basta!” imploravo, tentando di divincolarmi dalla presa di quel soldato “Basta, vi prego... smettetela... lasciatelo stare...”
Ma tutto sembrava perduto: nessuno ci ascoltava, nessuno ci credeva...
Poi accadde una cosa del tutto inattesa.
Giunse un altro uomo, messer Paolo, il quale disse che la duchessa voleva vedermi... ne rimasi sorpresa e stupita... voleva vedere me? La duchessa? Perché?
Ma non avevamo molta scelta... sentii i soldati portare via Guisgard quasi di peso e rabbrividii... mi sentivo male, non riuscivo a non pensare che era colpa mia se eravamo lì, che era colpa mia se si era convinto ad entrare in quel castello e che sarebbe stata tutta colpa mia se gli fosse accaduto qualcosa... non potevo pensarci... Guisgard si era sempre preso cura di me e non aveva mai permesso che mi accadesse niente di male... ed ora...
I miei occhi erano lucidi e spaventati, eppure qualche cosa di fermo e deciso vi era in essi...
Le mie labbra sfiorarono le sue ancora per un momento... tremavo... e mi sforzavo di non pensare a quanto tempo sarebbe dovuto trascorrere prima che avessi potuto vederlo di nuovo, prima che avessi potuto baciarlo ancora... tanto tempo, troppo...
Ma era necessario.
“Ora vai...” sussurrai infine, allontanandomi da lui di mezzo passo “Vai, ti prego! Vai, prima che sia troppo tardi!”
Lui mi osservava... mi avevano sempre colpita quei suoi occhi incredibilmente azzurri e quello sguardo così profondo... ad un tratto aprì bocca per parlare, ma io non glielo permisi, poggiando due dita sulle sue labbra...
“No!” mormorai, precedendolo “No, Amor mio, ti prego!”
Sospirai...
“So ciò che vuoi dire. So ciò che pensi... ma restare ancora qui è troppo pericoloso per te... i soldati di mio padre hanno già rischiato di catturarti più di una volta e se resterai ancora qui... oh, Andros... io temo che prima o poi ci riusciranno. E sai cosa ne sarebbe di te dopo! Ed io non posso permetterlo... non posso permetterti di farti catturare ed uccidere... no... neanche tu puoi chiedermi di sopportare questo! Io non sopravvivrei se ti accadesse qualcosa! Perciò devi partire... devi tornare a Capomazda... devi allontanarti da me...”
“Questa...” sussurrò lui dopo qualche istante “Questa è una prova troppo ardua, mia signora! Una prova troppo dura persino per il più valoroso dei cavalieri!”
I miei occhi si riempirono di lacrime, allora, ed io tornai ad stringermi a lui...
“Lo so...” mormorai, con la voce che tremava “Lo so, mio signore, mio dolce Amico... lo so... ma tu la compirai lo stesso, per me!”
Attimi di silenzio seguirono... di quel silenzio eloquente, più vivo di mille e più parole e discorsi, ma che di parole non aveva bisogno...
“E’ ora, signore!” disse all’improvviso una voce.
“Mi aspetterai, Chymela?”
“Per sempre, Andros. Per sempre!”
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
Giunti in una grande sala, lasciarono lì la ragazza.
Con lei vi era anche Paolo.
“Ecco la ragazza, milady.” Disse l'uomo.
“Fatela venire avanti.” Con un cenno la duchessa.
Era seduta di spalle e fissava una finestra.
Paolo allora condusse Talia davanti alla duchessa.
“Ora uscite.” Disse la donna a Paolo.
“Qual'è il tuo nome?” Domandò la duchessa a Talia appena furono sole. “Perchè siete entrati con l'inganno nel castello'”
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Uscii di soprassalto da quella visione... ancora tremavo... l’angoscia di Chymela si confondeva e si sovrapponeva alla mia per la sorte di Guisgard, ormai... ero confusa... e mi sentivo come smarrita.
Quella domanda, tuttavia, così semplice e diretta, mi apparve come un’ancora...
“Io...” mormorai allora, sollevando gli occhi nella direzione da cui mi pareva provenisse quella voce di donna “Io mi chiamo Talia... e non siamo affatto entrati con l’inganno!”
Esitai appena un momento, poi sospirai...
“Vedete, signora... la colpa è mia! Questa sera, giungendo in città, abbiamo trovato alloggio alla taverna. Da lì, dalla finestra della stanza, si poteva vedere il Castello... ed io... io, scioccamente, ho detto a Guisgard che mi sarebbe piaciuto vederlo! Non credevo di far danno... E poi quando siamo giunti qui di fronte ed il portone era aperto, lui... ma non è stata colpa sua, milady! Lui voleva solo accontentare me. Si è sempre preso cura di me, ha sempre cercato di esaudire i miei desideri, anche quelli più sciocchi... ed ancora più adesso, da quando...” la mia mano corse ai miei occhi, ma non terminai la frase.
“Vi prego, milady...” ripresi allora a dire, mentre calde lacrime mi rigavano le guance “Vi prego... siate buona! Vi prego, non lasciare che venga punito... quell’uomo ha detto di metterlo alla gogna e poi di tagliargli le mani... ma lui non ha fatto niente! Non volevamo rubare, ve lo giuro... volevamo solo vedere! Oh, milady... vi supplico... punite me, semmai. Sono io che ho espresso quel desiderio così sciocco, io che gli ho chiesto di venire qui... dunque, se vi è una colpa, è mia! Fate punire me, milady, non lui... non lui, vi prego! Lui non ha fatto niente!”
Ero disperata, sfinita, spaventata... avevo parlato in fretta, come un fiume... e quando infine tacqui, scivolai a terra, come svuotata.