A vedere Elisabeth in lacrime, Cristansen prese un fazzoletto per poi offrirlo alla maga.
Fece allora portare da sua figlia una tisana calda e qualche biscotto.
“In questa casa” disse Cristansen ad Elisabeth “non vi sono più servitori ed io e la mia famiglia facciamo di tutto per condurre una vita senza troppe mancanze. Purtroppo da quando mi sono dimesso dalla carica di Segretario, ho dovuto rinunciare a molte cose. Fortunatamente i miei familiari si sono adeguati subito a questa forzata austerità. Ho udito il vostro racconto e sono addolorato per il capitano Reas, che conosco e stimo da sempre. Quanto a Ciò che quel monaco chiede... sono sincero, ignoro come egli possa conoscere Ciò che è custodito nel giardino di Tylesia, ma è fuori discussione che la regina possa privare la città del suo Tesoro... ed io posso fare ben poco per voi, visto che il mio nome, per un grottesco disegno della sorte, sembra essersi macchiato di infamia...”
In quel momento ritornò la figlia di Cristansen.
“Papà... ci sono i soldati...”
Cristansen si alzò subito in piedi.
“Vogliate seguirci al palazzo, messer Cristansen.” Fece il capo dei soldati.
“Per quale motivo?”
“Vi sarà esposto tutto solo quando sarete là.”
“Papa!” Scossa Vivian.
“Non temere, figlia mia.” Sorridendo Cristansen.
“Prego, messere.” Fissandolo il capo dei soldati.
“Si, andiamo.”
E lasciarono la casa.
“Milady, perchè?” Rivolgendosi Vivian in lacrime ad Elisabeth. “Cosa vogliano da lui? E' l'uomo più buono che ci sia a Tylesia!”
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
|