Discussione: Personaggi Anticristo
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Vecchio 22-05-2012, 12.44.19   #19
Taliesin
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La credenza dell'imminente ritorno di Cristo sulla Terra per stabilirvi un regno di beatitudine destinato a durare mille anni e riservato ai giusti fu alla base della dottrina millenaristica, sorta negli ambienti cristiani in Asia Minore e diffusasi poi anche in Occidente, strettamente legata ai miti apocalittici sulla fine del mondo. Nonostante la sua derivazione biblica il millenarismo fu bandito come dottrina eretica. Nel Medioevo assai copiosa fu la produzione di testi di letteratura apocalittica: tra questi vi furono le Cronache dell'anno mille del monaco benedettino Rodolfo il Glabro (ca. 985-1047), nelle quali si prefigura, attraverso il racconto di prodigi, calamità naturali, orrori ed eventi catastrofici, la prossima fine del mondo. Tra questi, il sorgere delle eresie, ritenute frutto di sataniche contaminazioni dell'animo umano, attira l'attenzione dell'immaginifico cronista.

Eresie e apocalisse dell'Anno Mille


Sul finire dell'anno mille apparve in Gallia, presso il villaggio di Vertus nel territorio di Châlons, un plebeo di nome Leutardo, che, come provò l'esito di questa storia, poteva ben dirsi un emissario di Satana. La sua inguaribile follia si manifestò così. Una volta che si tratteneva da solo nei campi per compiervi qualche lavoro agricolo, colto dal sonno per la fatica, gli sembrò che un enorme sciame d'api entrasse in lui per una parte risposta del suo corpo, gli prorompesse fuori attraverso la bocca con grande fragore, lo tormentasse intensamente e a lungo con fitte punture, e infine gli parlasse, ordinandogli di eseguire varie azioni impossibili ad un essere umano. Rialzatosi tutto spossato, tornò a casa e si liberò della moglie, adducendo le prescrizioni del Vangelo per giustificare il divorzio. Poi uscì, e, entrato in chiesa come per pregare, afferrò la croce e calpestò l'immagine del Salvatore. Presi da terrore, gli astanti pensarono che fosse impazzito, com'era in effetti; ma egli li convinse – tale è l'incostanza mentale dei contadini – che faceva tutto ciò per un'eccezionale rivelazione divina. Era dotato di grande parlantina, priva per altro d'ogni senso di convenienza e di verità; e pur atteggiandosi a insegnante, contraddiceva il vero insegnamento della fede. Affermava che era del tutto inutile e ozioso pagare le decime; e come le altre eresie, per ingannare più sottilmente, si ammantano dell'autorità delle Sacre Scritture con cui in realtà contrastano, così anch'egli sosteneva che i profeti avevano detto cose in parte giuste, in parte da non credersi. La sua reputazione d'uomo in apparenza devoto e assennato gli guadagnò in breve una parte non piccola della bassa plebe. Ma il vescovo Geboino alla cui diocesi apparteneva, un vecchio di grande dottrina, informato di tutto questo se lo fece condurre davanti. Interrogato sulle parole e sulle azioni che di lui si erano venute a sapere, l'uomo cercò di coprire il veleno della sua perfidia facendo ricorso alla testimonianza delle Sacre Scritture che non conosceva a fondo. Alla perspicacia del vescovo queste idee apparvero inammissibili, anzi disoneste e da condannarsi; e dimostrando che costui era divenuto un pazzo eretico, richiamò quella parte del popolo che era stata ingannata dalla sua follia e la ricondusse alla piena osservanza del cattolicesimo. Riconoscendosi ormai battuto e privo dell'appoggio popolare, Leutardo si tolse la vita gettandosi in un pozzo.

In questo periodo un male non dissimile si manifestò a Ravenna. Un certo Vilgardo, cultore diligente, anzi appassionato, dello studio della grammatica – giacché è sempre stata abitudine tipica degli Italiani coltivare quest'arte tralasciando le altre – cominciò a insuperbire per la conoscenza che aveva della sua arte, e a mostrarsi sempre più insensato. Un giorno certi diavoli presero l'aspetto dei poeti Virgilio, Orazio e Giovenale, e, comparendogli innanzi, gli dimostrarono perfidamente grande riconoscenza perché con tanto zelo e amore si dedicava ai libri contenenti le loro opere e se ne faceva fortunato annunziatore presso la posterità; gli promisero quindi che lo avrebbero reso partecipe della loro gloria. Corrotto dall'inganno dei diavoli, si mise allora presuntuosamente a sostenere varie dottrine contrarie alla fede cattolica, asserendo che bisognava credere in tutto e per tutto alle parole dei poeti. Infine fu smascherato come eretico, e venne condannato da Pietro, vescovo di quella città. Furono scoperti in Italia altri sostenitori di queste perniciose teorie; ed essi pure vennero giustiziati con la spada o sul rogo. Anche dalla Sardegna, isola dove gli eretici sempre abbondano, in quel tempo uscirono alcuni che andarono a traviare in parte la popolazione della Spagna: e finirono massacrati dai cattolici. Tutto ciò costituisce un presagio che ben si accorda con la profezia di Giovanni, là dove dice che Satana verrà liberato, e al termine di mille anni... [...]

Taliesin, il bardo

Rodolfo il Glabro, Cronache dell'Anno Mille, libro II, parr. 22-23, traduzione di G. Cavallo e G. Orlando, Fondazione Lorenzo Valla, Milano 1989
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