Tutti uscirono, lasciando così Talia da sola.
Talia se ne stava sul suo letto a fissare la finestra ed il Sole del pomeriggio che allungava le ombre su Suessyon.
Sospirava e giocava con le mani sulle lenzuola.
Ad un tratto un'ombra le si avvicinò alle spalle e prima che potesse voltarsi, qualcuno le mostrò un mazzetto di fiori di campo.
“Sono magici...” sussurrò Guisgard “... da dare alla più bella...”
Lei sorrise appena.
“Cos'hai?”
Lei si voltò e pianse.
“Perchè piangi?” Stringendola lui, nonostante l'iniziale resistenza di lei. “Sei stata coraggiosissima oggi... ed ora che tutto è passato, piangi?”
“Ho...” mormorò lei asciugandosi gli occhi “... ho avuto paura oggi... si, tanta paura, ma non potevo farlo vedere davanti alle altre... no, altrimenti sarebbe stato peggio...”
“Si, i monaci hanno raccontato tutto al maestro...” fece lui “... quel cinghiale era stato ferito da alcuni bracconieri e questo ha reso quell'animale ancora più furioso... sei rimasta calma e hai fatto si che anche le altre ragazze non si facessero prendere dal panico...” e con un dito asciugò le sue lacrime.
“Non diventerai mai Lancillotto!” Voltandosi lei.
“No?”
“No, visto che impieghi tanto a salvare chi ti aspetta!”
“Beh, Lancillotto aveva una lista lunga da persone da salvare...” dandosi arie lui.
“Davvero?”
“Già...”
“Pensavo che la regina Ginevra avesse la priorità su tutti gli altri...” fingendosi imbronciata lei.
“Tu sei la regina Ginevra?” Stupito lui. “Non pensavo fosse la tua eroina preferita... e questo è molto interessante...” sorridendo lui.
“Scemo!” Tirandogli una gomitata lei, per poi correre via.
Un attimo dopo, Guisgard la rincorse.
Lei allora correva davanti, ridendo e prendendolo in giro, mentre lui le correva dietro.
Ad un tratto la raggiunse e i due ragazzi rotolarono giù per un dolce pendio.
“Ed ora, sir Lancillotto?” Ridendo lei. “Non è conveniente, sapete? Se lo sapesse il re...”
Lui la fissò senza dire nulla.
“Ho avuto paura oggi...” facendosi seria lei “... paura che tu non arrivassi... poi quando ti ho visto arrivare e gridare per attirare l'attenzione di quel cinghiale... non sapevo se essere felice o meno... poteva ucciderti...”
“E' andato tutto bene, no?” Sfiorandole con un dito la bocca. “Ora non pensare più a quei brutti momenti... io ci sarò sempre...”
“Ho sentito la tua voce...” sussurrò lei “... questo mi ha salvata...”
Ed il Sole del tardo meriggio disegnò indefiniti e sfuggenti bagliori nei loro occhi.
Bagliori nei quali, i due ragazzi, videro riflessa l'uno l'immagine dell'altra.
All'improvviso si udì un rumore provenire da fuori, che fece svanire quel ricordo tornatole alla mente.
Talia non poteva vedere e questo aumentò ancora di più la sua ansia.
Ansia che divenne prima angoscia e poi, infine, paura.
I rumori divennero più chiari e riconoscibili.
Provenivano dalla finestra.
Ad un tratto una sagoma incappucciata emerse dal buio, affacciandosi al davanzale della finestra.
Scrutò la stanza avvolta nella penombra, come colui che cerca tra le ombre della notte qualcosa di riconoscibile.
E ad un tratto si accorse di Talia.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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