Isengrid fissò stupito Altea.
“Voi innamorata... di me?” Meravigliato. “Oh... sono sincero... mi prendete alla sprovvista... una bella dama come voi, chissà quanti cavalieri è riuscita ad incantare...” arrossì per un lieve imbarazzo “... beh... se volete posso mostrarvi diverse spade... ho forgiato tante e tante lame... gote, longobarde, franche, sassoni... ma anche saracene, bulgare, mongole...”
Altea poi aveva cominciato a parlare della corazza.
“Splendida, vero?” Sorridendo il fabbro. “Quella corazza è unica... fu un mio antenato a forgiarla e da allora ognuno della mia famiglia si occupa di custodirla... ora sono diversi secoli che non è indossata... il prescelto potrà definirsi invincibile...” si avvicinò all'armatura “... i vostri baci sono di certo inestimabili, milady... ma purtroppo non posso farvi indossare la corazza... vedete, essa è fissata al muro da queste borchie e non mi è concesso liberarla fino a quando qualcuno non riuscirà a superare l'Avvilente Costumanza... io stesso custodisco la chiave per rimuovere il sistema di borchie...” mostrando alla ragazza un ciondolo che aveva al collo e dal quale pendeva una chiave esagonale “... perdonatemi, dunque, ma non posso esaudire la vostra richiesta...”
Isengrid però cominciò a guardare in modo strano la ragazza.
“Però se volete...” iniziando ad accarezzarla “... posso mostrarvi altre mie opere... lance macedoni, alabarde elvetiche, scimitarre ottomane e poi elmi vichinghi, archi inglesi, scudi persiani...” il suo sguardo si accese di lussuria “... basterà solo che voi siate un po' carina con me...” e tentò di abbracciarla.