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Vecchio 23-04-2012, 19.34.49   #1786
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
XVIII Quadro: Se Amore fosse un Fiore...



“Se questo è errore, e sarà contro me provato,
allora io non o mai scritto, e mai nessuno ha amato.”
(William Shakespeare, sonetto 116)

Guisgard restò a fissare prima la coroncina intrecciata, poi il volto di Talia.
Lentamente quel diadema fiorito scivolò dalle mani di lei in quelle di lui.
E nel toccarlo, Guisgard risentì tutte le emozioni, anche contrastanti, di quel giorno.
Le speranze, le paure, i timori, le gioie racchiuse in una parola, in uno sguardo, o in un sospiro mancato, in un sorriso incerto.
“L'hai...” mormorò “... l'hai conservata per tutto questo tempo? Quante notti malinconiche sono passate... quante note suonate alla Luna... e poi la mia partenza dal Casale, il mio addestramento come apprendista... il mio ritorno, poi la fuga da Suessyon... Talia... io... io quella sera arrivai quasi ad odiare Ginevra, sai?” Accennando un lieve sorriso. “Dovevo scegliere... se odiare te, oppure la mia eroina preferita... posso, vero?” E adagiò la corona fra i chiari e lunghi capelli di lei. “Sai... anche Lancillotto e Ginevra, durante il loro primo incontro, furono vittima di un'incomprensione...” guardandola con la corona fra i capelli “... lui le chiese del suo viaggio e lei rispose alle nozze di Artù e della regina Ginevra... senza rivelare di essere lei la sposa...” sorrise nuovamente e restò a fissarla con quella coroncina sul capo.
Lei non poteva vederlo, mentre nei suoi occhi continuavano a danzare i riflessi del fuoco.
Lui allora le sfiorò il volto, spostando una ciocca di capelli all'indietro ed avvicinò le sua labbra alla bocca di lei.
“Chi siete?” Domandò all'improvviso una voce. “Cosa ci fate qui?”
Sheylon balzò subito in piedi.
Una figura era apparsa nella grotta.
Era un vecchio affiancato da alcuni cani che, incuranti della poderosa tigre, ringhiavano verso Guisgard e Talia.
Quel vecchio si mostrava non eccessivamente magro, con i capelli incanutiti dal tempo e dalla solitudine, occhi indagatori e penetranti sotto folte sopracciglia grigie ed una lunga barba che gli scendeva sul petto.
L'espressione era austera e segnata dai decisi lineamenti che tra le rughe tradivano un uomo dal vivissimo ingegno.
Aveva pelli come vesti ed una verga di castagno come bastone.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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