Guisgard e Talia entrarono così in quella stanza.
Una forte luce accolse i due, filtrata dalle sfumature liberate dalle preziose tende alle finestre.
L'aria calma e sognante di quel primo meriggio, intrisa dai bagliori provenienti dai colli tutt'intorno, lambiva i pannelli, i parati e le stoffe che coprivano varie parti del mobilio.
Il profumo di vaniglia allora si mischiava e confondeva col sandalo malese dei foderi delle scimitarre turche, con l'ebano che rivestiva le else delle spade damaschiate mozarabiche e col cuoio vivo che avvolgeva i pugnali aragonesi e le faretre accanto agli archi inglesi.
Il balenio dei cristalli di Venezia si rifletteva sullo splendore delle porcellane cinesi, sui bagliori degli scrigni in madreperla del Catai e sulla magnificenza dei tessuti di Persia.
Il vento fuori agitava le cime degli alberi e delle piante nel giardino, generando una girandola di colori e riflessi in tutta la sala, in un riverbero fatato e sognante in cui ogni cosa sembrava sul punto di animarsi.
E i muri di quella stanza, tappezzati di ritratti e dipinti, parevano danzare da un paesaggio all'altro, fatto di immagini, figure e profondità sconosciute a chi non fosse un marinaio, un mercante, un avventuriero o anche solo un innamorato.
E così si mostravano lande desolate e attraversate solo dal vento, crepuscoli dimenticati che sorgevano alla fine del mondo, alti canneti in cui danzavano e lottavano esotici guerrieri dalla pelle gialla e dalle caratteristiche acconciature, miraggi d'Oriente abbandonati in albori di sognante melodia, paesaggi pastorali e romantici di idilliaca magnificenza.
E poi ancora cavalieri saraceni e odalische siriane, brume dalla primordiale ed inquietante verginità, icone bizantine di Cristo, della Vergine e degli Angeli.
“Sembra la stanza delle meraviglie...” mormorò Guisgard.
Si guardò per qualche altro istante in giro, per poi voltarsi verso Talia.
“Voglio mostrarti questa sala, Talia...” sussurrò, abbracciandola e prendendo le sue mani “... le tue mani e la mia voce ti mostreranno queste meraviglie...”
E così, sfiorando ogni oggetto, accarezzando ogni monile, Talia, pian piano, cominciò a conoscere il mondo racchiuso in quella stanza e dopo un'ora le apparve familiare e protettivo.
“Dove è conservato?” Domandò la dama di compagnia.
“In quello scrigno d'ebano, intarsiato di madreperla, rifinito con schegge di giada purissima e chiuso con un prisma d'oro.” Rispose Chymela.
“In quello scrigno allora vi è...”
“Si...” annuì la Granduchessa “... vi è la mappa del suo grande tesoro...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
Ultima modifica di Guisgard : 18-04-2012 alle ore 16.55.39.
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