La monaca voleva portare via con sé la dama velata, ma questa si fermò, voltandosi poi verso Altea.
“L'Avvilente Costumanza è solitudine...” mormorò “... è angoscia, è tristezza... è rimpianto, è dolore... l'Avvilente Costumanza è una piaga dell'anima e del cuore... è un nemico invisibile e come un demonio vuol spingere alla disperazione... ti sottrae la fiducia, la speranza... ti ruba ogni desiderio e sogno... come un morbo si diffonde ogni giorno di più col solo intento di spingerti a perdere ogni slancio, ogni proposito e con essi la volontà di essere felici e la gioia di vivere...”
“Dobbiamo andare, milady...” disse la monaca alla dama velata “... è tardi...”
“Ogni guerriero o cavaliere” continuò la dama velata, senza badare alle parole della monaca “per coraggioso e valoroso che sia, spera ed invoca una morte rapida e onorevole... ma a coloro che sono afflitti dall'Avvilente Costumanza anche questo è negato... e ogni giorno muoiono un po' alla volta, maledicendo quella felicità e quella gioia che a loro sembrano negate per sempre...”
Di nuovo si udì il suono della campana.
“Vi supplico, milady...” insistendo la monaca “... è tardi, dobbiamo andare...” prese allora la dama velata e la portò via.
“Milady...” all'improvviso una voce che destò Altea da quell'incontro “... cosa ci fate qui tutta sola?” Domandò Redentos. “Fa freddo e il cielo promette pioggia, meglio rientrare nel castello e prepararsi per la partenza.”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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