Il profumo delle lenzuola e il fresco del raso sulla pelle.
Le mani di lei sul petto nudo di lui e qual senso di rassicurante leggerezza che la ragazza avvertiva.
Aveva sognato quella notte Chymela.
Tanti sogni, quasi concatenati l'uno all'altro.
I suoi occhi socchiusi e poi finalmente aperti.
In un attimo realizzò e rammentò ogni cosa.
Erano insieme.
Allora Chymela alzò i suoi occhi in quelli di lui.
Andros era sveglio e un raggio di luce, filtrato dalla finestrella scavata nella roccia, zampillava sul suo viso.
Chymela lo salutò con un bacio.
“Buongiorno, mia adorata.” Sorridendo lui.
Allora lei cominciò a giocare con un dito sul viso di lui.
“Da quanto tempo sei sveglio?”
“Lo sono ancora” fissandola lui “perché non mi sono svegliato mai... per questo sto continuando a sognare di te...”
“Fino a quando vuoi sognare?”
“Fino a quando ci saranno notti come queste...”
Lei gli diede un altro bacio.
“Ti guardavo mentre dormivi...”
“E cosa hai visto?” Domandò lei.
“Oh, tante cose...” rispose lui “... tante da fare invidia a marinai e viaggiatori...”
Lei sorrise.
“Ho visto stelle sconosciute che risplendono su mari inesplorati...” continuò lui “... isole che si mostrano solo sotto l'incanto della Luna... ho visto i mille e più bagliori che sa assumere il mare... dal rubino all'albeggiare, all'oro scintillante del Mezzogiorno, fino all'argento delle acque al crepuscolo, per poi seguire la scia disegnata dall'alone lunare sulle onde...”
“Vorrei viaggiare in tutto questo...” sussurrò lei.
“L'ho visto di nuovo, Chymela...”
Lei lo fissò senza dire nulla.
“Si, l'ho visto chiaramente...” proseguì lui “... e stavolta non era un sogno... era meraviglioso... tutto mi è apparso chiaramente... tutto era reale...” sorrise e quel raggio di luce sul suo volto sembrò divenire ancora più splendente “... l'ho visto e non sognato, Chymela... e sai perché? Perché tu eri con me...”
L'arcicappellano restò un attimo in silenzio a quelle parole di Talia, ma il suo sguardo negli occhi di lei seppe destare la ragazza da quella visione, simile ad un bagliore.
“Vostro marito cerca qualcosa...” mormorò, rompendo così quel silenzio in cui, per un istante, sembrava essersi rifugiato “... lo sappiamo bene... lo sapete voi, ne sono conscio anche io e buona parte della corte... e dite probabilmente? Voi sapete bene cosa cerca... voi stessa mi rivelaste questa cosa in confessione, rammentate? Ora invece? Volete forse coprirlo? Volete fingere di non condividere con lui questa sua ossessione? E se fossero davvero solo ossessioni tutti quei sogni? Se non ci fosse null'altro oltre quei sogni? Ci pensate mai, milady?”
Intanto, all'esterno della Cappella, Guisgard tentava di entrare ma la porta era chiusa.
“Aprite questa porta!” Intimò al vecchio guardiano. “Apritela oppure la butto giù!”
“La confessione non è terminata, milord...” rispose senza scomporsi il vecchio “... ed è sacrilegio interromperla.”
“Voglio vederla!” Fissandolo Guisgard, ormai sul punto di perdere totalmente la calma. “Voglio solo vederla e non ho intenzione di interrompere la confessione!”
“Non possiamo profanare la Cappella...” fece il vecchio “... le cose sacre hanno la priorità su quelle materiali, mio signore...”
“Riguarda Talia” rispose Guisgard “e per me è sacro! Per l'ultima volta... aprite questa porta, oppure lo farò io stesso!”
Il vecchio lo fissò ed accennò un lieve ed enigmatico sorriso.