Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Le due figure furono condotte attraverso uno stretto cunicolo fino ad un piccolo antro sotterraneo, scavato da millenni di infiltrazioni d'acqua, dal quale a stento, per una larga fessura, penetrava un raggio di Luna.
Ovunque in quell'antro crescevano sterpi e rovi attorcigliati gli uni agli altri, in un gioco d'intrecci che sembrava ricamare il muto e infinito splendore di quella notte.
Rami e liane fluttuavano sulle loro teste, in un verdeggiante alone appena animato dalla pallida magia della Luna, con fili d'edera, di pampini, di eriche che pendevano come a stagliarsi sull'azzurro misterioso e ancestrale del firmamento.
Dalla volta cadevano infinite e quasi impercettibili gocce d'acqua, che l'alone lunare rendeva simili ad una leggera e soffice cascata perlata.
“Sembra un pozzo...” mormorò il dottor Bynn, osservando la morfologia di quel luogo “... altrimenti non si spiegherebbe la vasta apertura dalla quale si può ammirare il cielo stellato.
Uno dei banditi, però, fece segno al dottore di tacere e questi, fissando la ragazza al suo fianco, con uno sguardo tentò di tranquillizzarla.
Un attimo dopo, i due prigionieri furono condotti al cospetto di un uomo, le cui fattezze erano celate dalla penombra di quel luogo.
“Oggi abbiamo fatto caccia grossa...” fissandoli “...
si, decisamente...”
Il resto della banda rise.
“Siamo qui per un riscatto?” Chiese il dottore.
“Forse...” mormorò l'uomo, senza smettere mai di guardare la giovane “... forse... dipenderà da quanto stimi il vostro valore il nostre nobile re...”
Di nuovo i suoi uomini risero.
“Si narrano molte cose sui briganti e i contrabbandieri che dilaniano le nostre terre e i nostri fiumi…” disse Bynn “… ma anche il brigantaggio e la pirateria possono essere note ai gentiluimoni…”
“Davvero?” Divertito il capo dei banditi. “Sentito, amici miei? Qualcuno ci chiama gentiluomini!”
E di nuovo tutti loro si abbandonarono a grosse risate.
“Fissate il riscatto” fece il dottore “ed esso sarà pagato subito.”
“Allora” alzandosi l’uomo “abbiamo davvero qualche grossa preda qui…”
Il dottore comprese e un brivido attraversò la sua pelle.
“Si…” annuì “… sono il medico di corte… di sua maestà… ed egli pagherà qualsiasi cifra per me…”
“Interessante…” avvicinandosi l’uomo “… e milady?” Fissando la giovane.
Allora un raggio di Luna illuminò i suoi occhi e lei ebbe un sussulto.
La sua voce non era più alterata dall’eco di quelle rocce, ma il colore dei suoi occhi bastava a smascherarlo al cuore di lei.
“Ella” mormorò il dottore “è una delle dame di compagnia della principessa Chymela…”
A quel nome, l’uomo si arrestò.
“Sono io la vostra gallina dalle uova d’oro…” continuò Bynn “… avanti, quanto chiedete?”
“Cento, anzi, duecento Fiorini d’oro!” Esclamò l’uomo. “E perché non trecento? O anche tremila? O trenta milioni?”
Ci fu l’entusiasmo della banda.
“Una richiesta ragionevole” disse Bynn “e sarà senz’altro accettata.”
“Allora firmerete quella richiesta!” Ridendo il capo dei banditi.
“Benissimo…” fissandolo Bynn “… manderete qualcuno immagino…”
“Già e poi pregheremo sua maestà di gettare nei campi quell’oro!”
“Come sarebbe?”
“Dobbiamo ringraziare la campagna” rispose il bandito “per averci dato tale dono!”
“Non comprendo…”
“Comprenderete meglio” fece il bandito “quando porterete la nostra richiesta, insieme ai nostri saluti, al vostro re.”
“Ci lasciate liberi, dunque?”
“Si, ma solo a voi.”
“Come…”
“Siete voi il medico di corte, no?” Fissandolo il bandito. “Lei è solo una dama e dunque resterà qui.”
“Come ostaggio non vale nulla…”
“Sono stato generoso, vero?” Sorridendo il bandito. “Avrei potuto prendere voi, dottore…”
Chiamò allora alcuni dei suoi.
“Voi, conducete via il dottore…” poi agli altri “… voi invece portate la ragazza nella mia stanza…”
Chymela fissò il bandito.
“Non vi imporrò la mia compagnia, mylady…” fissandola “… scegliete… o la mia compagnia o quella dei miei uomini…”
“Posso parlarvi da solo?” Domandò il dottore.
“Si, ma qui, davanti ai miei uomini.”
“Un gentiluomo non…”
“Non sono un gentiluomo, dottore.” Interrompendolo il bandito. “Sono un bandito, un criminale, pagato da un governo che vi è ostile. Per me una donna non fa più differenza. Ogni notte ne ho una diversa. Che siano regine, baronesse o contadinelle. Questa ragazza” indicando Chymela “potrebbe essere una monaca, una popolana o anche la principessa di Sygma… per me non cambierebbe nulla.”
I prigionieri furono separati e condotti alla loro diversa sorte.
Poco dopo, Chymela fu portata nella stanza del capobanda.
Questi fissava le ombre che si animavano dalla luce delle torce.
“L’amore è come un veleno…” sussurrò senza voltarsi “… come dicono gli orientali… un veleno, che curiosa parola… non esiste nessun veleno in natura… esistono solo delle sostanze capaci, se prese in piccole dosi, di curare… ma di uccidere se prese anche solo di un millesimo di grammo in più… come è affascinante tutto questo… vita e morte così vicine da toccarsi quasi…” Andros si voltò a fissarla “… e tu sei il mio veleno, Chymela…”

“Beh…” assumendo un’espressione grave l’arcicappellano “… le Sacre Scritture ci insegnano che le Sante Reliquie esistono e spesso il cammino degli uomini passa attraverso queste mistiche ricerche… tuttavia… dobbiamo stare attenti ai segni e i simboli che scegliamo di seguire… tuttavia, vostro marito è ossessionato da quei suoi sogni… e le ossessioni non sono mai cosa buona e giusta… ditemi, milady… presto partirà di nuovo, vero? Lascerà di nuovo questa terra per quel suo sogno? Eppure non è il momento per questi colpi di testa… a corte non tutti comprendono questo suo comportamento… e poi ci siete voi… voi non potete certo affrontare un viaggio in queste condizioni… ditemi, com’è accaduto? Come avete perso il dono della vista, milady?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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