Guisgard restò turbato da quelle parole di Talia.
Infatti il volto della ragazza sbiancò e i suoi occhi apparivano inquieti.
Tutto attorno a loro aveva preso a funzionare, come se quella fabbrica fosse attiva e operante.
Ma l’iniziale sgomento di Guisgard per quella scena, fu subito assorbito da ciò che stava provando Talia.
“Questo posto…” mormorò “… è questo posto… e tu sei in balia di tutto questo… ti porto fuori, torniamo al palazzo…”
Ma le mani di lei stringevano con forza la sua camicia.
Lei era davvero presa da ciò che stava accadendo in quella fabbrica.
Totalmente.
“Tutto…” guardandosi intorno lui “… tutto ha preso a funzionare improvvisamente… forse c’è qualcuno… c’è nessuno?” Gridò il cavaliere. “Cosa sta succedendo?”
“Meglio non addentrarsi nelle cantine…” mormorò Guisgard.
“Dobbiamo farlo adesso...” fece Talia “... ora che c’è ancora luce... tra un po’ sarà buio pesto...”
“E se qui sotto c’è la tana di qualche animale selvatico?”
“A te non hanno mai spaventato gli animali selvatici...” fissandolo con malizia Talia “... forse hai paura d’altro...”
“Smettila…” avvicinandosi a lei lui “... io non ho paura di nulla...”
“Guarda che è normale avere paura di qualcosa, sai?”
“Si, forse…” minimizzando lui “... ma qui dentro non c’è nulla che mi spaventi...”
“Allora?”
“Allora cosa?” Fissandola lui.
“Vieni con me oppure no?”
“Dove?”
“Nelle cantine…” rispose lei “... mi lasci andare da sola?”
“Andiamo...” fece lui.
“Ho idea che questa villa non ti piaccia molto…” scendendo le scale Talia.
“Infatti, non ci vivrei neanche da fantasma...”
“A me invece piace…” attenta ai gradini lei “... adoro queste vecchie case diroccate…”
“Questa la butteri giù...”
Ad un tratto si udì un rumore e poi un’ombra attraversò, rapida, gli ultimi gradini davanti a loro.
“Accidenti…” fermandosi Guisgard “... cos’era?”
“Un topo, credo…”
“Un topo!” Con rabbia lui. “Detesto i topi!”
“Preferivi un fantasma?”
“Si, magari di una bella dama!” Sorridendo lui e facendole l’occhiolino.
“Che scemo!” Voltandosi verso le scale lei.
“Bruna o magari bionda...” fece lui “... vestita solo di stracci... tutta sola e triste… pronta ad essere consolata…”
Rise e cominciò a canticchiare:
“Bella dama bionda o bruna,
bionda o bruna.
bionda o bruna,
da baciare sotto la Luna,
sotto la Luna,
sotto la Luna…”
“Perché non te ne torni al Casale?” Fissandolo lei. “Qui non ci sono dame vestite di stracci!”
“Vuoi che vada via?” Sorridendo lui. “Non hai paura a restare sola qui?”
“Paura?” Con indifferenza lei. “Paura di cosa? Qui non ci sono fantasmi.”
“Come vuoi…” fermandosi lui e appoggiandosi al muro “… ma sappi che in paese si dice di un pazzo… un maniaco... che ama rapire fanciulle sole e indifese...”
“Ti odio!” Voltandosi verso di lui lei.
“Ti vedo nervosa, mia cara…” ridendo lui “... vuoi chiedermi di restare forse? E cosa mi dai in cambio se resto?”
“Magari eviterò di prenderti a schiaffi come vorrei fare adesso!” Contrariata lei.
Ad un tratto si udì un rumore e poi scricchiolare.
Provenivano dal piano di sopra.
“Mondo illuso...” fissando il soffitto Guisgard “... hai sentito? Proveniva dal piano di sopra... eppure questa villa è deserta...”
“Forse è la dama vestita di stracci…” sorridendo Talia “... forse vuole essere consolata… chissà se è bruna o bionda... non vai a vedere, Guisgard?” E rise.
Quel ricordo balenò in fretta nella mente di Guisgard.
I telai e tutto il resto continuavano a funzionare intorno a loro.
Poi, all’improvviso, qualcuno apparve sulla porta della fabbrica.
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
|