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Vecchio 28-03-2012, 19.41.18   #1319
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Entrati all'interno della fabbrica, Guisgard e Talia si ritrovarono in un piccolo vestibolo che fungeva da ingresso.
Quella stanzetta era semplice e rassicurante, come richiedevano luoghi adibiti a tali funzioni.
Oltrepassato il vestibolo, i due si ritrovarono in un grande ambiente con telai, fusi, mensole, argani e tutto il necessario che solitamente occorre alla tessitura.
“Sembra che qui si producessero stoffe di tutti i tipi...” mormorò Guisgard.
Ma la cosa curiosa era che tutto quell'ambiente appariva ancora in grado di funzionare.
Anzi, i fili e le stoffe erano ancora disposti attorno ai fusi e sui telai e sulle mensole molti lavori erano già ultimati e ripiegati con cura.
Persino il carbone, raccolto in piccoli sacchi, giaceva accanto a piccole caldaie, simili a stufe, per poter essere utilizzato per l'acqua calda.
“Sembra quasi...” guardandosi attorno Guisgard “... che il lavoro qui sia stato interrotto all'improvviso... come se tutti gli operai fossero usciti solo qualche istante fa... che cosa curiosa...”
I raggi del Sole filtravano dalle finestre che correvano sui lati lunghi di quell'ambiente, investendo di un alone luminoso i tavoli da lavoro.
“Io credo che qui...” continuò Guisgard, sempre stringendo la mano di Talia “... che qui siano raccolte le più belle stoffe del mondo... tinte con colori straordinari... forse i più belli mai battezzati dalla natura... vuoi giocare, Talia?” Sussurrò lui. “Allora lasciati guidare dalla mia voce...” e soffiò tra i capelli di lei, come a voler accendere un incantesimo.
Passò un solo istante e poi cominciò a descrivere quel luogo.
“La luce brilla così sulle porpore di Cipro, sulle sete del Catai e sul lilla di Provenza.” A voce bassa lui. “L'azzurro di Siviglia sembra allora gareggiare con le venature granata dei drappi di Carcassonne, mentre il giallo paglierino delle Fiandre assume fosforescenti bagliori sotto i dardi Primaverili.
Il blu di Marsiglia è pervaso di riflessi chiaroscuri, simili al pregiato ciniglia di Praga, morbido al tatto e vellutato sulla pelle.
E poi venature fulve e cromate si perdono su stoffe dagli esotici riflessi, che sembrano descrivere ora i colori intensi e passionali delle Indie, ora quelli mutevoli ed inafferrabili che animano i mercati a Sud del Borneo, della Cina imperiale fino agli sperduti e sognanti empori del Mar del Giappone.
Raramente credo che il verde abbia assunto tante tinte e tonalità, come quelli che scendono su alcuni seggi accanto al gruppo di telai più grandi.
Il verde d'Irlanda allora narra, con i suoi riflessi, della magia di quella terra fatata, mentre quello del Lussemburgo intona riverberi di un millenario imperialismo, che pare voler risalire alle potenti e regali case di Sassonia e Franconia.
Ma su tutto domina il verde Gigliato, maestoso e solenne con i suoi richiami aurei, della corte di Capomazda, come gli stendardi che sventolano sul palazzo del Belvedere, al quale però sembra fare verso il Giglio dorato di Sygma, delicato e raffinato.” Sorrise. “Come faccio a riconoscerlo? Perché il nome di quella terra è ricamato in oro.”
E molte altre meraviglie descrivevano lo splendore dell'arte di quei tessitori, persi forse negli incantati misteri del Belvedere.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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