Talia apparì pensierosa, assorta da chissà quali meditazioni.
Guisgard la osservò, ma attribuì il tutto alle visioni avute dalla ragazza.
Il cavaliere riteneva, infatti, quel luogo come intriso di strane e mistiche reminiscenze, frutto e residuo di un tempo lontano e ancora imprigionato in quel palazzo.
Tuttavia l'espressione assunta da Talia, quando Guisgard le raccontò della fabbrica, durante la colazione, lo turbò in qualche modo.
“Ti fa paura andarci?” Sorridendo Talia.
“Non dire sciocchezze...” restando ad occhi chiusi lui e braccia incrociate dietro la testa.
“Dicono che in quella vecchia villa” fece lei “ci siano i fantasmi... è per questo che non vuoi andarci, vero?”
“Non ho paura di niente io!” Sbottò Guisgard.
“Il maestro dice che non bisogna andarci...”
“Ed è per questo che ti fa gola andarci, vero?”
“No...” mormorò lei “... sono solo curiosa... in verità non credo sia infestata come dicono... lo chiederò a Fyellon...” e lanciò uno sguardo a Guisgard.
Lui aprì finalmente gli occhi e la fissò.
“Lui mi accompagnerà...” continuò lei “... così non ti incomoderò più...”
Guisgard, all'ombra di quell'albero fino a quel momento, si alzò di scatto.
“Ti ci porterò io...” avvicinandosi a lei.
“Non devi sentirti obbligato...” sorridendo lei.
“Ci andremo insieme...” con uno sguardo serio lui.
Talia annuì.
Raggiunsero la vecchia villa nel pomeriggio.
“Ho visto qualcosa...” fermandosi poco prima della soglia Talia “... là... da quella finestra...”
“Non lasciarti suggestionare...” voltandosi verso di lei Guisgard “... gli spettri non appaiono alla luce del Sole...”
“Infatti non credo fosse uno spettro...” sempre immobile lei “... ma un topo...”
“Un topo?” Fermandosi di colpo Guisgard. “Accidenti... proprio un topo dovevo trovarci qui...” mormorò.
“Preferivi gli spettri, forse?” Fece Talia.
“Sinceramente si...” rispose Guisgard “... almeno gli spettri non mi fanno schifo...”
E Talia rise.
Attraversarono il grande spiazzo che guardava verso il paese di San Leuciano, fino a raggiungere il muro che dava verso la fabbrica.
L'edificio sorgeva sul lato orientale del palazzo del Belvedere e guardava verso le colline che racchiudevano da Meridione il centro abitato di San Leuciano.
I fianchi del colle del Belvedere salivano ripidi fino a racchiudere quella fabbrica come in una sorta di cerchio magico, fatto di pietre, rovi ed eriche in fiore.
Si respirava una strana atmosfera, fatta di solitudine e malinconia.
Guisgard e Talia giunsero così davanti al cancelletto che dava all'interno.
Per un istante, a Talia parve di udire delle voci.
Come le risa di bambini che correvano via.
Ma fu solo un attimo, per poi perdersi il tutto nel sibilo del vento che lambiva il colle del Belvedere.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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