Cittadino di Camelot
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Con gli occhi chiusi e le mani nelle sue, lasciai che Guisgard mi guidasse in quella esplorazione... avvertivo il calore del fuoco sulla pelle e percepivo la debole luce della fiamma danzare intorno a noi...
Quando, infine la sua voce si spense i miei occhi erano lucidi e pieni di lacrime... mi sentivo bene, mi sentivo quieta, grata e felice... talmente felice che fui invasa da quella irrefrenabile ed incontenibile voglia di piangere di gioia...
“Tu che cosa desideri?”
La domanda mi era uscita dalle labbra così... di getto, apparentemente senza un motivo, senza preamboli, senza preavviso.
Lui tacque per qualche istante... poi, con una nota vagamente sorpresa nella voce, chiese: “Io? Perché?”
Sorrisi...
“Così... ci sarà pure qualcosa che desideri, qualcosa che vorresti più di qualsiasi altra cosa al mondo!”
C’era silenzio intorno a noi, che stavamo distesi sull’erba in quel ritaglio di luce... un erba che appariva di un verde ancora più intenso in quella abbacinante luce pomeridiana... il sole, penetrando dal ritaglio di cielo in alto, mi illuminava il volto e mi costringeva a tenere gli occhi chiusi, mentre il vento frusciava tra gli alberi della foresta...
“Ho fatto un sogno stanotte...” proseguii dopo un istante “Ho sognato che eravamo in uno splendido palazzo, il più bello che io abbia mai visto... c’erano mille e più stanze, camini accesi, intere pareti vetrate da cui si vedeva il giardino ornato di mille e più piante... ed io avevo un abito meraviglioso, e tu eri il più valoroso dei cavalieri...”
Guisgard ruotò la testa verso di me e mi osservò per un istante, in silenzio... lui era l’unico con cui potevo parlare in quel modo, parlare come se quel voto non esistesse e dire tutto ciò che mi passava per la mente, senza ricevere rimproveri né obiezioni...
“Ed poi io avevo un cane! Anzi, una cagnetta... bellissima!”
Le sue labbra si incresparono in un leggero sorriso...
“Una cagnetta?” domandò.
“Oh, si... una cagnetta bianca e marrone... e la chiamavo Lulù!”
Quel ricordo mi attraversò la mente in un lampo... per un attimo rividi la radura e quella luce verde che sempre la pervadeva... sentii il calore del sole sulla pelle e quel calore si confuse con quello del camino... rividi il sorriso radioso di quel ragazzino...
Chinai la testa e la poggiai sulla spalla di Guisgard...
“Lulù...” mormorai “La cagnetta Lulù! Oh, Guisgard...”
Ma la voce mi si spezzò... la testa riprese a girarmi forte ed una nuova visione invase la mie mente... una visione, questa volta, proveniente da un altro tempo e da un altro spazio...
E di nuovo vacillai... ma non caddi... quelle visioni erano diventate, infatti, ormai tanto frequenti da quando ci trovavamo al Belvedere che il mio corpo aveva imparato a reagire, continuando a respirare e a sentire...
E sentii il fremito che percorse il corpo di Chymela mentre Andros la baciava, sentii la sua indecisione, la sua paura e tutto l’amore che, nonostante tutto, provava...
Un lampo... poi tutto scomparve in fretta com’era giunto...
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
Guisgard si sedette ai piedi del camino ed adagiò contro il suo petto la schiena di Talia.
“Conosco un borgo” cominciò a sussurrale “quasi addormentato su un colle… di giorno pullula di gente, suoni e colori… verso il tardo meriggio poi comincia a vestirsi a festa… c’è sempre una festa lassù… e ogni festa dura fino a tarda notte… ma proprio quando tutto inizia a spegnersi che comincia qualcosa di magico… il borgo diventa silenzioso e le sue luci mutano in una sorta di alone incantato… allora, tutto in quel posto comincia a narrare… narrare di storie antiche, fatte di grandi amori, di viaggi meravigliosi e avventure senza fine… ma in tutto questo vi è poi il cuore di quel borgo… la Casa delle Bifore…”
I bagliori del fuoco cominciarono a danzare sul volto dei due.
Una scintilla raggiunse la pietra nuda e Guisgard la raccolse.
“Un poeta una volta” mostrando quella piccola scintilla a Talia “paragonò l’amore ad una piccola fiamma… capace di ardere per sempre, eppure da potersi tenere in una mano senza scottarsi mai…” soffiò via la scintilla e questa tornò nel fuoco del camino.
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“Mi piacerebbe visitare quel borgo...” iniziai a dire, con la voce ancora flebile per quella visione “Mi piacerebbe così tanto! Grandi amori, e peripezie, e mille e più sfide da superare... e forse quei luoghi portano ancora il segno di tutto questo! Un po’ come questo palazzo, forse...”
Esitai un istante appena, riprendendo piano fiato dopo quella visione... poi sospirai...
“Rammenti quei sogni che facevo da piccola, Guisgard? Quei sogni nei quali vedevo luoghi lontani e persone mai conosciute... ebbene... è accaduto ancora. Ed ho visto lady Chymela, ed Andros...”
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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