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Vecchio 14-03-2012, 00.47.14   #1099
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Talia con il tocco delle dita cercava di immaginare le forme e poi i colori di quelle tre spille.
“E’” disse la zingara alla ragazza “come chiedere ad una madre di scegliere quale dei suoi figli sia il più bello.” Sorrise. “Ogni spilla ha per me un significato particolare, milady… sono figlie di sensazioni e stati d’animo particolari… forse in comune hanno solo il sentimento che mi ha spinto a lavorare ad esse… e quello non muterà mai, né potrà mai finire…” si avvicinò ancora di più al tavolo “… siete innamorata, milady? Io si… amo disperatamente un ragazzo… ma lui non mi ama… anzi, non vuole saperne di me…” il suo sorriso non svanì, ma si fece malinconico e poi amaro “… e ho fatto queste spille in momenti differenti, tutti però volti col pensiero al mio grande amore… questa” prendendo in mano la rosa “è un pò il simbolo del mio sentimento… bello, armonioso e forte, capace con le sue spine di resistere e di difendersi… questa invece” toccando il giglio “è come il mio cuore… puro e immacolato, vergine di ogni altro sentimento che non sia quello volto al mio amato… e questa infine” accarezzando la margherita “è forse la mia unica compagna, visto che solo a lei confido le mie speranze e i miei sogni, cercando nei suoi petali la vera Gioia…” fissò poi Talia “… siete molto bella, milady e ognuna di queste spille possiede qualcosa che vi descrive e vi raffigura… forse agli occhi di chi vi ama voi apparite come loro, magari in giorni differenti o in momenti differenti di uno stesso giorno, quando siete bella come una rosa, candida come un giglio e sognante come una margherita…”



Guisgard, intanto, era ancora nella stalla.
Qui venne a chiamarlo la moglie del locandiere.
“Messere, abbiamo servito la colazione.” Disse questa. “Vostra sorella vi sta aspettando.”
Guisgard sorrise ed annuì.
“Grazie di tutto, amico mio.” Salutando poi lo stalliere.
Seguì così la donna.
“Come si chiama questo paesino?” Domandò il cavaliere.
“San Leuciano dei Tessitori, messere.”
“E’ un posto molto bello.” Guardandosi intorno Guisgard. “Cos’è quel bellissimo palazzo che si intravede a stento tra la vegetazione di quella collina?”
“E’ il Palazzo del Belvedere, messere.”
“Già, rammento le parole del vostro stalliere…” continuando a fissare ciò che si poteva vedere di quella costruzione “… da quel che si riesce a vedere, mi sembra davvero un palazzo da favola…”
“Viene utilizzato dagli Arciduchi come tenuta di caccia.” Disse la donna. “Nel palazzo si trova anche la Cappella dove vengono celebrati i matrimoni tra gli Arciduchi e le Granduchesse.”
“In assenza dei nobili padroni chi vive lassù?” Domandò Guisgard.
“Il vecchio guardiano” rispose la donna “ma ora pare sia ammattito e non permette a nessuno di avvicinarsi al Belvedere.”
I due giunsero allora davanti alla locanda, dove si trovava il portico con i tavoli imbanditi per la colazione.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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