Discussione: Mito San Galgano
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Vecchio 05-10-2008, 14.02.46   #11
Morris
Cittadino di Camelot
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Morris è un gioiello nella rocciaMorris è un gioiello nella rocciaMorris è un gioiello nella rocciaMorris è un gioiello nella roccia
La spada di San Galgano



Si accorse di vedere, quella sera,
non più una spada, ma una croce vera,
cadde in ginocchio innanzi a quella croce,
rendendo grazie a Dio finché ebbe voce.
Pregò con la sua mente ormai pentita
sino all'ultimo giorno della vita
e terminò in quel luogo misterioso
il suo cammino fulgido e glorioso.
Fu costruita là in quella contrada
quella stupenda chiesa con la spada
che ancor si può ammirare ogni momento
quel segno del grandioso avvenimento.
E anche se qualche volta dalla gente
è stata manomessa: non fa niente !
perché quel che fu fatto, se vi pare,
fu fatto per proteggere e salvare.
C'eran tante persone assai curiose,
facevan delle cose assai incresciose;
sfilavano la spada dal suo foro
come se fosse stata roba loro,
e la lasciavan là sul pavimento.
Allora fu deciso in un momento
di bloccare la spada lì nel masso
che non venisse via senza lo scasso
e poter impedire a chicchessia
che avesse voglia di portarla via.
Alla presenza di parecchia gente
fra i quali c'era anche il sovraintendente,
il parroco Don Cimpi e i contadini
di quei sobborgi, e c'era anche il Bellini,
e fu colato di gran premura
del piombo fuso nella fenditura
e la spada così restò bloccata
così nessuno l'ha più sfilata.
Questo accadeva negli anni Venti
quando fu lavorato ai monumenti
ristemando bene tutti i muri
in modo tal da renderli sicuri.
E tutto filò liscio per tant'anni
finché non sopraggiunsero altri danni
qualcuno capitò in quella contrada,
io non so come, ma spezzò la spada
e dopo aver compiuto quel misfatto
si dileguò di là ormai soddisfatto.
Io non vi dico ! Appena che lo seppe
lì si precipitò padre Giuseppe,
ma non poté far niente ! Quel furfante
se ne era andato ormai molto distante.
Fu preso da una tal disperazione
che a tutti avrebbe fatto compassione.
Poi prese della cera e del cemento,
cercò di rimediare in un momento:
bloccò la spada al punto di rottura
rendendola così un po' più sicura.
Però sopra la roccia quell'impiastro
faceva proprio orrore, che disastro!
Ma c'era poco da recriminare
lui meglio di così non seppe fare.
E poi padre Giuseppe andò lontano
lasciando lì la spada e san Galgano.
Proprio in quei giorni lì arrivò don Vito
padre Giuseppe ormai era già partito.
Don Vito un giorno mi mandò a chiamare
mi fece dire che mi volea parlare.
Io intanto ero curioso di sentire
quello che proprio a me voleva dire.
Mi disse allora che lui era sgomento,
veder la spada infissa in quel cemento.
E mi chiese consiglio su come fare
per poterla un po' meglio sistemare.
E fu deciso: presi uno scalpello,
un punteruolo con un buon martello
e quel cemento ch'era tanto brutto
pian piano lo rimossi quasi tutto.
Era un lavoro quasi temerario
e lasciai lì lo stretto necessario.
Però restò il colore del cemento
in tutta quella parte, che tormento!
Ebbi un'idea che subito attuai:
presi un po' di quel sasso e lo tritai
e subito impastai con della colla
di quella trasparente, e che non molla
e lì ne venne fuori una poltiglia
che tanto nel colore rassomiglia
a quella roccia dove sta infilata
la spada che così fu sistemata:
spalmando sul cemento quel colore
si fece in modo che sparì l'orrore.
Dopo venne il Terenni e con pazienza
dandoci un saggio della sua esperienza
fece alla spada quella protezione
per poter impedire alle persone
di combinare ancora nuovi guai.
Non lo faranno, ma non si sa mai.
Ed ancor oggi la si può ammirare,
quel che fu fatto è lì a testimoniare.
La storia della spada (quella vera)
io ve l'ho raccontata tutta intera
e quelli che la sanno differente
io vi assicuro, non ne sanno niente
E' che l'ho sistemata proprio io,
ve lo posso giurare su l'onor mio!


Duilio Petricci, 1984

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Ultima modifica di Morris : 05-10-2008 alle ore 14.06.28.
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