XI Quadro: Il Palazzo del Belvedere e il Cavaliere Pensoso
(“Ho dormito solo un po’ più del solito, e ho fatto molti sogni inquieti, finché non mi è parso un sogno leggiadro, che non dimenticherò presto, e che mi pare fosse qualcosa un po’ più di un sogno.”)
(Novalis, Enrico di Ofterdingen)
Talia era confusa e intimorita e cercava di nascondersi dietro quell’albero, mentre attorno a lei era scoppiato un gran caos.
Ad un tratto una mano strinse quella della ragazza e la portò via.
“Andiamo, Talia…” disse Guisgard “… approfittiamo della confusione per raggiungere i cavalli…”
Così, mischiandosi alla ressa generale, i due, a fatica, raggiunsero la stalla dove erano i loro cavalli.
Qui trovarono ad attenderli uno dei pastori che li avevano aiutati.
“Cavalcate verso Nord…” mormorò questi “… cavalcate fino al grande acquedotto romano… oltrepassatelo e sarete salvi… penseremo noi a ritardare quei cavalieri…”
“Io…” fece Guisgard “… io vi sono grato, amici miei…”
“Ora andate” disse il pastore “e che il Cielo vi guidi.”
Presero i cavalli e galopparono via.
Galopparono così fino a quando apparve ai loro occhi, solenne e monumentale, un antico acquedotto romano, simile ad una grande porta.
Una porta tra due mondi…