Galoppavano.
Il Sole era stato clemente e risplendeva forte nel cielo terso di quella mattinata di Febbraio.
Galoppavano tra il lussureggiante bosco, battuto da un vento senza nome e avvolti in un silenzio a tratti insopportabile.
Poi quelle parole di Talia.
“Di cosa dovrei perdonarti?” Senza distogliere lo sguardo dalla strada Guisgard. “Non vedo cosa tu abbia fatto per chiedere il mio perdono.”
I monti.
Ora apparivano più vicini.
Abraham Merritt scriveva che per raccontare una storia, un sogno o anche un’intera vita, occorrevano un luogo in cui ambientare il tutto e due occhi per ispirarci.
Lasciate che vi parli della terra dove regnarono i nobili Taddei.
Fissandola si arriva a perdere la vista, finendo per confondere e smarrire il confine che separa la Terra dal Cielo.
Tutt’intorno, addormentati in un secolare sonno, sono adagiati antichi borghi e cittadine, ciascuna con una storia fatta di miti e leggende conosciute ormai solo dal vento.
Piccoli e brevi corsi d’acqua serpeggiano nella rigogliosa campagna e querce, salici, faggi e olmi scandiscono, come antichi miliari romani, le strade che dalla capitale raggiungono ogni altro feudo.
Cosa occorre ora per dar vita a tutto questo?
Per renderlo reale?
Per animare questo mondo dai tratti fiabeschi, eppure concreto e vero come la cosa più reale che esista?
Forse quegli occhi di cui accennava Merritt.
Guisgard finalmente si voltò a fissare Talia, guardandola negli occhi.
“Perché pensi che debba perdonarti?”
Ma in quel momento comparve un gregge lungo la strada.
Il pastore, avvicinandosi e vedendo Sheylon, si impaurì, mentre i suoi cani cominciarono ad abbaiare da lontano alla tigre.
“Non abbiate paura!” Disse Guisgard al pastore. “Non accadrà nulla alle vostre pecore! Diteci, piuttosto, dove siamo? Che contrada è questa?”
Il pastore, dopo qualche attimo di titubanza, fece qualche passo verso di loro.
“Siamo ormai presso le pendici del monte Summus…” rispose “… vedete la montagna?” Indicando un piccolo monte innevato che dominava la zona. “Non è molto imponente, eppure quest’anno la neve ne ha ricoperto gran parte… siete ai Piedi di Cristo, messere.”
“I piedi di Cristo?” Ripeté Guisgard.
“Si, messere…” annuendo il pastore “… così è chiamato questo luogo alle pendici del Summus… e quando fa freddo al punto da nevicare, noi pastori diciamo che cade la neve anche ai Piedi di Cristo.”