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Vecchio 23-02-2012, 01.23.22   #890
Chantal
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Chantal
Registrazione: 28-07-2011
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Chantal sarà presto famosoChantal sarà presto famoso
Quel nome.
Chantal aveva pronunciato, quasi racchiuso in un sospiro, il suo nome.
Vayvet allora, all’improvviso, le prese la mano.
Era fredda e sudata la mano del fuggitivo.
“Il mio nome…” mormorò “… sono due anni che non sento pronunciarlo da una voce femminile… quasi ne avevo dimenticato il suono… per un po’ ho odiato il mio nome, sapete?” Il suo respiro cominciava ad ammansirsi e l’agitazione, pian piano, abbandonava il volto del fuggiasco. “Poi, col tempo, mi è diventato indifferente…” strinse, per un attimo, la mano della ragazza, quasi a farle male “… voi tremate… perché? Vi faccio davvero così tanta paura? Eppure vi siete avvicinata a me così tanto da rischiare quasi la vita… sapete che quando un reietto, un rinnegato, un fuggiasco come me sogna è pericoloso? Potrebbe sognare i suoi carnefici e scambiarvi per essi, finendo così per sgozzarvi… o sognare gli spiriti di coloro a cui ha tolto la vita e perdere il senno… vi sta così a cuore la mia ferita, milady? Ebbene, sappiate che essa è niente, in confronto ad un’altra ben peggiore che porto dentro… una ferita dalla quale non guarirò mai…” lasciò la mano di Chantal.

Chantal aveva ascoltato in un silenzio religioso quelle parole.
E davvero tremava.
Ma non perchè temesse quell'uomo,forse per la gelida senazione che le vaniva da quelle parole così dolorose.
Erano dure nel loro più profondo significato,ma fluivano dalla bocca di Vayvet come una fragile ammissione,quasi una confessione.
La ragazza ne fu sorpresa,come se quell'uomo,tanto prevenuto verso di lei,ora le stesse affidando fiducia.
Ed in cuor suo Chantal non avrebbe voluto tradirla quella fiducia.
Perciò ascoltava senza dire nulla,quasi senza fiatare.
Aveva lasciato che il fuggitivo le stringesse la mano,e non l'aveva ritratta proprio per ricambiare a quella fiducia venuta dall'uomo.
Era così coinvolto dai suoi ricordi che nel denudarsi di quei suoi pensieri probabimente neanche s'era accorto di stringere la mano di Chantal con tanta forza da farle male.Ma quando poi la lasciò cadere,Chantal si sentì pervasa da un raggelo improvviso,come se di nuovo si stesse alzando una barriera di comunicazione tra loro.
E questo le causò dispiacere.
La ragazza s'apprestò a indugiare di fianco all'uomo,gli prese di nuovo la mano,era fredda come ghiaccio,e velata di sudore,ma anche quella di Chantal era gelida,allora la ragazza tenne sospesa con il suo esiguo palmo la robusta mano di Vayvet,senza però stringerla,non poteva,del resto,non aveva forze ed era titubantesuli suscitare reazione nell'uomo,ma voleva infondergli coraggio e lasciare che si pronunciasse ancora sulle sue inquietudini,solo così sarebbe giunta a comprenderne la vera natura,e ciò che gli anelava nel cuore.Sempre tenendogli la mano sospesa,la ragazza cercò nella cintura della vita un fazzoletto,lo prese e se lo accostò alla guancia abbandonandosi per un attimo al ricordo del profumo di casa.Era un fazzoletto di finissima tela di fiandra,di un bianco avorio da sembrare luminoso,e con un angolo interamente ricamato nei toni del blu che andavano sfumandosi nell'azzurro,al centro del disegno creato con fili sottilissimi vi era ricamata con punti a nodino piccoli e ravvicinati l'iniziale del suo nome,la lettera C,ornata da piccole volute e qualche rosellina a punto vapore.
Mentre lo teneva sulla guancia ebbe come la sensazione che si fosse scaldato appena,nonostante la freddissima aria della notte che con inclemenza le sferzava il viso.
Così,caldo com'era, porse il fazzoletto a Vayvet perchè si asciugasse la fronte e le mani dal sudore provocatogli dall'agitazione del sonno.
L'uomo lo afferrò con un'espressione di perplessità,e lo strinse nel pugno mentre ancora cercava la mano della ragazza,quella che cadeva al suo fianco e che egli aveva già stretto in quel momento di abbandono alla sua confessione.
Chantal cercava di non pensare ai pericoli ai quali quel fuggiasco potesse esporla,desiderava solo sperare che non si ingannasse sulla sua natura,respirava profondamente senza mai guardarlo in volto,non mentre parlava e si apriva esponendosi in una fragile emotività.
Doveva aver sofferto molto quell'uomo i cui occhi erano tristi e cupi,e doveva aver pianto anche nella vita,pensava la ragazza nell'ascoltarlo.
Non le era mai apparso malvagio,nè volgare,come se serbasse un qualcosa di nobile e cavalleresco nel suo portamento.
Rimasero per indefiniti istanti così,lei a tenergli sospesa la mano,giusto appena appena racchiusa nelle sue piccole dita,e l'uomo a guardare il fazzoletto mentre aveva aperto il pugno,entrambi un po' abbandonati ciascuno ai propri pensieri.
Poi,il fiore.
Chantal,nel voltarsi verso l'uomo che aveva preso a muoversi senza alzare gli occhi dal fazzoletto,incrociò il fiore col suo sguardo.Il ferito s'era appena tirato su con la schiena per sedersi in modo più eretto,e la ragazza vide quella fresia recisa nella notte.
E con quel fiore una rivelazione.
Vayvet lo aveva raccolto mentre narrava di sè,forse, e Chantal era intenta a tenere lo sguardo chino per timore e per rispetto di quelle rivelazioni.
L'uomo lo aveva preso da terra ove giaceva, e lo aveva adagiato tra i due sbieghi della sua camicia tenuta slacciata fino ad un palmo dalla fossetta giugulare,i lacci della quale gli cadevano sui vigorosi muscoli fissati alle clavicole,ma da quel varco che esponeva il manubrio dello sterno Chantal scorse qualcosa che le illuminò gli occhi d'improvviso.
Come un segno di benevolenza le apparve quel che vide..
La ragazza aveva visto,infatti,che Vayvet indossava la catenina con l'ovale donatogli da lei nella casa,e la fresia,poggiata dentro la camicia,nel mezzo della sua slacciatura,emergeva con i suoi bianchi petali ad incornciare la figura della Vergine sul cimelio raffigurata.
Il calore del petto di Vayvet faceva sì che si sprigionassero tutte le essenze di quel fiore selvatico meravigliosamente dolce nel profumo e diafano nelle forme .
Avrebbe voluto chiudere gli occhi Chantal ed abbandonarsi a quel profumo ma non vi riuscì.Paura frammista a speranza,malinconia mischiata a soggezione la attraversavano come un campo di esili spighe di lavanda battuto dal vento del nord.
Vayvet continuava a narrare accoratamente quel piccolo scorcio del suo passato,incurante dei mille turbamenti che reggevano le membra della ragazza.
Ci fu un momento in cui Chantal si sentì rincuorata nel vedere che Vayvet indossasse l'immagine della Vergine.
Come se ora fosse più protetta,accolta nella protezione della sfera Celeste,poichè se l'uomo l'aveva tenuta con seèquella catenina,era sicuramente capace di pietà e misericordia.
E solo pietà e misericordia l'avrebbero potuta trarre in salvo da quella involontaria fuga che la vedeva costretta a seguire quei fuggiasci.
Chantal,per un momento,si abbandonò al ricordo di come fossero venuti via dalla casa così furtivamente,mentre la ragazza l'aveva lasciata in preda a sentimenti di sconforto e di dolore per l'essersi resa responsabile,senza volerlo,della morte delle due guardie del Castaldato.Ora le sembrava impossibile ritrovare quell'oggetto così simbolicamente importante per lei.
Non aveva più pensato a quella catenina Chantal,forse era certa che Vayvet l'avesse abbandonata proprio in quel suo giaciglio presso il focolare della casa.
Invece no.Vayvet nella sua lucidità aveva provveduto a curarsi anche di quell'oggetto a lui,forse,inutile,ma per Chantal di profondo significato affettivo e caramente prezioso.
Chantal non pronunciò alcuna parola al riguardo,volse solo lo sguardo al Cielo,reclinando appena la testa all'indietro,e si abbandonò ad un sospiro di conforto..
E mentre la fanciulla ancora sentiva quel dolce profumo di fresie ad a sfiorarle i sensi,forse causatole più dalla purezza di quell'immagine sull'ovale che dal fiore stesso ,guardò il firmamento,e solo dopo alcuni istanti si voltò a guardare negli occhi l'uomo che ancora se ne stava semisdraiato al suo fianco.Fu per un momento infinitesimale che lo fissò accoratamente,forse perchè rapita da un repentino senso di tenerezza,poi,quasi senza badarci,si ritrovò ad invitarlo a guardare verso quello scorcio di Cielo che si intravedeva tra le cime degli alberi,e in un sussurro la ragazza gli svelò i suoi pensieri.."Guardate lassù,milord.Se scrutate la volta con attenzione,leggerete il vostro nome affidato alle stelle..ed esso non vi sarà più indifferente,ma bello agli occhi, e caro al cuore.."
Vayvet esitava,allora la ragazza rimarcò:"Il vostro nome,mio signore..dite risultarvi indifferente..non desiderate riconoscerlo leggendolo nelle stelle?"E con un cenno della testa lo invitò a seguirla con lo sguardo fino a guardare le costellazioni invernali.
E Vayvet davvero guardò il firmamento.
Quello zefiro freddo e leggero che aveva spazzato via la foschia s'era reso complice di denudare il cielo di ogni nube,ed ora,la notte senza veli mostrava tutte le sue infinite bellezze,scevra di qualunque ornamento che non fosse la grazia del luccichio delle stelle.
Chantal lasciò accarezzarsi il viso da quell'alito di vento fresco e carezzevole, sebbene avesse già le guance infreddolite,ma sembrava voler così affidare ad esso ogni inquietudine,come se,attraversandole i pensieri,quel vento potesse condurla lontana da lì.
E fu così.
Quel vento..soffiava forte,soffiava come a sollevarla degli affanni,dissipando con leggerezza di piuma le sue inquiete sensazioni.
E nel conforto dell'immagine della Vergine chiuse gli occhi..

"Ora va tutto bene,Pierre.E' tutto finito."Rassicurandolo Chantal.
"Non so...ho perso il controllo.Ho creduto che Dio me lo domandase."Le rispose il cavaliere.."Ti prego,perdonami!"
"Come avrebbe potuto Nostro Signore domandarti questo?"Accarezzandogli la fronte la ragazza.
"Io non credevo.."Tentando di spiegarle il Cavaliere.
"Lo so..ora è passato,sii sereno."Rincuorandolo Chantal.
"E' una follia,Chantal..una follia anche solo averlo pensato,averlo creduto giusto.."Turbato il cavaliere.
"Si.una follia!"Commossa Chantal mentre si discosta un po' dal cavaliere.
"Aspetta,ti prego..ti prego,Chantal."Fermandola il cavaliere e stringedola a sè.
"Ho avuto paura,sai?"Con gli occhi lucidi la ragazza.."Ho creduto di comprendere sempre ogni tua azione,ogni tua decisione..Stavolta..oh..ho temuto.."Non riuscendo ad ultimare la ragazza e portandosi una mano chiusa alla bocca.
"No,Chantal,tu no..non puoi perdere fiducia in me,.ho sempre creduto che tu non avresti mai smesso di comprendermi.Ma ora ho bisogno del tuo perdono,Chantal."Trattenendola nel suo abbraccio.
"Ti perdono,Pierre.E ti comprendo.Ma non pensare mai più ad una schiocchezza simile.Mai più."Scostandosi un poco lei da quell'abbraccio così stretto.
"Ho pensato a te,Chantal,ed ho compreso tutto."Afferrandola per le braccia e trattenendola il cavaliere.
Allora Chantal indugiò e si lasciò abbracciare,abbandonandosi con la testa sulla spalla del cavaliere.
E in quel momento giunse il padre di Chantal.
Le acque del fiume erano calme,sulla sponda giacevano abbandonati la spada,l' usbergo è l'elmo del cavaliere.
Il padre guardò il cielo,il vento soffiava forte e freddo e faceva correre le nuvole irrefrenabilmente,come ad ammassarle verso occidente..
Ma il fiume sembrava non incresparsi a quel vento,Anzi,scorreva placido e cristallino.
"E' stato il Cielo.."Disse ascoltando il mormorio del fiume..Poi,volgendosi a Chantal:"Raccogli la spada,Chantal.Sii tu a raccoglierla."
Chantal allora si staccò da Pierre e si incamminò verso il fiume,le gambe le tremavano,tremava tutta.Raccolse la spada come le era stato chiesto,la tenne sospesa tra le mani incerte e poi la trasportò stringendola forte al petto,mentre l'elsa era tenuta all'altezza del volto.
Attese che Pierre la guardasse prima di affidarla a suo padre perchè fosse lui a consegnargliela.
Ma questi le domandò di restituirla lei per lui al cavaliere.
E Chantal annuì.
Quando si trovò con i suoi occhi in quelli del cavaliere,la lama della spada fu fatta scivolare nel teerreno.
"Un Angelo!Un Angelo ti ha teso le braccia,Pierre."Disse con voce placida la ragazza."Ed ora appartieni alla schiera degli Angeli,cavaliere!"Concluse la ragazza abbassando lo sgardo.
"Chantal ha ragione,figliolo!,avendoli raggiunti il padre."Da cavaliere,Pierre,servirai Nostro Signore.."
"Padre..io ho colpe.Tutte le colpe.."Chinando il capo il cavaliere.
"No,figliolo.Alcuno ha colpa,nemmeno tu.Solo la sorte!"Dandogli una pacca sulla spalla l'anziano cavaliere della Guardia Reale.
Chantal,allora,pose la sua mano sull'elsa della spada,e con l'altra cercò la mano di Pierre fino a portarla sulla sua,fino a stringerla sul pomo e lasciare che finalemte impugnasse nuovamente la spada.
Il cavaliere si asciugò la fronte sudata con l'avambraccio,inspirò profondamente e,brandita la spada,la sollevò al Cielo.
Il sole si infrangeva sulla lama riflettendo tutto intorno bagliori luminosi come lunghi ed accecanti fili di luce,ed uno di questi si posò negli occhi di Chantal.
La ragazza,per difendersi,indietreggiò e quel raggio luminoso le cadde sul collo,poi,man mano che arretrava di un passo,finì col posarsi,sull'ovale lucido e levigato che portava al collo,facebndolo risplendere del volto in esso ritratto.Era la Vergine.
Il cavaliere,così,abbassò la spada e allungò la mano verso la catenina di Chantal,fino a sollevare il ciondolo per stringerlo nel suo pugno.
"Avete ragione,padre.."Disse il cavaliere senza però staccare gli occhi da Chantal.."é con la spada che servirò le Milizie Celesti."
In quel momento il vento si placò e le acque del fiume presero a luccicare mentre una nuvola bianca,maestosa come un altare si stagliava all'orizzonte ed invocava la preghiera.

Quel ricordo si impossessò di Chantal repentinamente lasciandole l'amaro sapore della solitudine.
Pierre,suo padre,figure importanti e tanto distanti da lei in quella notte.
Come avrebbe voluto che sopraggiungessero a trarla in salvo,ma chissà dove erano in quel momento e se erano in pena per lei.
Le vennero gli occhi lucidi.
Quell'ovale,il cavaliere,suo padre..disgiunti eppure uniti,vicino a lei,stretti nel suo cuore e nella sua mente.
Chantal fece volontariamente cadere i suoi occhi ancora una volta sul ciondolo che emergeva dal petto del fuggiasco e si strinse forte nella cappa,lasciando la mano dell'uomo e avvolgendosi nel caldo tessuto.
E quando,impossessatasi nuovamente delle sue sensazioni ritornò a guardare Vayvet negli occhi,s'accorse che l'uomo era più sereno.Il suo volto,infatti,ora era asciutto,e le sue tempie appena accarezzate dalle ciocche tenute incuratamente e smosse dal vento,si tenevano salde,solo allora Chantal,memore delle ultime parole del fuggitivo,si fece coraggio di porgli una domanda.Con voce flebile e fioca,quasi racchiuse in un sussurro lasciò fluire le parole:"Una ferità così grave,milord,vi viene solo dal cuore..Chi vi causa tanto dolore?"

Ultima modifica di Chantal : 23-02-2012 alle ore 02.53.27.
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