VIII Quadro: Fuga tra la neve caduta ai Piedi di Cristo
("Vuthering Heights è il nome della dimora del signor Heathcliff: <<vuthering>> è un aggettivo dialettale molto significativo, che descrive il tumulto atmosferico a cui la sua posizione è esposta quando fa tempesta.")
(Emily Bronte, "Cime Tempestose")
La sera e poi la notte.
Attraversarono velocemente, quasi in un incanto, quel tempo indefinito e cullarono l’inquieto sonno di Talia.
Poi i versi della notte, forse lo strascico dei sogni che volano via e infine l’etereo riflesso dell’aurora che, pian piano, si diffondeva dolcemente tutt’intorno.
Ad un tratto dei rumori svegliarono Talia.
Provenivano dalla finestra.
Dopo qualche istante la ragazza comprese la loro natura: erano i passi di alcuni di quei cavalieri giunti al Casale dall’Oriente.
Passeggiavano nel giardino e controllavano la situazione.
Poi, dopo un po’, altri rumori furono uditi da Talia.
Stavolta erano più vicini.
Un attimo dopo, una figura apparve sulla finestra.
Con agile balzo la scavalcò ed entrò nella stanza.
Talia fissò la figura fino a quando, avanzando quella fino ad incontrare il chiarore che l’albeggiare liberava nella stanza, ne riconobbe le fattezze.
“Presto, Talia…” disse Guisgard “… vestiti… non c’è tempo… sorvegliano l’intero Casale…”
Fuori era freddo e il cavaliere si slacciò il mantello per poi darlo alla ragazza.
“Dopo metti anche questo…” porgendole il mantello.
Corse allora verso la finestra e spiò nel giardino.
“Se ho calcolato bene il tempo impiegato dai due cavalieri a percorrere lo spazio fino all’androne…” mormorò “... si, tra qualche istante potremo uscire da qui e tentare di raggiungere il viale degli aceri…”