Melisendra era immersa nella calda e profumata acqua della tinozza, mentre Heyto stava dall’altra parte, separato dalla ragazza da due grossi teli opachi.
Restò lì tutto il tempo, in silenzio, facendo vibrare, di tanto in tanto, le corde della sua cetra.
Melisendra poi, terminato il suo bagno, si presentò a lui avvolta in un lungo telo.
“Infatti non mi preoccupo di quel cavaliere…” disse quasi con non curanza Heyto “… e neanche tu dovresti… ormai la mezzanotte è passata e oggi è Venerdì… questo viaggio è prossimo così a giungere al termine… probabilmente, domattina, al tuo risveglio non sarà più su questa nave quel cavaliere…” posò su un tavolino la sua cetra “… si, alle sorgenti del Calars sorge una città… ma non pensarci, Melisendra… noi ci fermeremo molto prima di raggiungerla…” si alzò, avvicinandosi ad una delle finestrelle che davano sull’acqua.
L’aria era chiara e infinite stelle scintillavano nel cielo.
Non vi erano altre luci, perché ovunque dominava quella fitta vegetazione.
Ad un tratto un marinaio bussò alla porta della cabina.
“Perdonatemi, signore…”
“Cosa succede?” Chiese Heyto.
“Mi manda il capitano.” Rispose il marinaio. “Tra poco avverrà il rito del maialino. Se volete assistere, allora vi prego di seguirmi sul ponte.”
“In verità non so…” fece Heyto voltandosi poi verso Melisendra “… è tardi e fuori è freddo… e in tutta sincerità non so se valga la pena tornare sul ponte per assistere ad una cerimonia fatta di superstizione e spreco…”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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