VII Quadro: La Compagnia del Tulipano Imperiale
("Grazie all'esempio di questi infelici immortali, i Luggnaggiani non temono la morte.")
(Jonathan Swift, "I viaggi di Gulliver")
Il fiero e severo sguardo della regina si fissò, per alcuni istanti, su Altea.
“Ogni giardino” disse “cela meraviglie.” Poi, d’un tratto, il suo voltò sembrò come ammansirsi e un bagliore di luminosa carità, per un attimo, attraverso la sua eterea bellezza. “Avete perso una persona cara? Allora possiamo comprendervi… gli uomini spesso non condividono lo stesso ceto, la stessa lingua o la medesima Fede… ma l’umana condizione è uguale per tutti, così che nobili e villani, Cristiani e infedeli vivono le stesse pene e miserie… si, possiamo comprendervi. Ma badate, milady, che la solitudine non è un rimedio al dolore. Anzi, spesso è un lento veleno che rende sterili il cuore e lo spirito. Non appartatevi. Piuttosto, condividete ogni momento con gli altri… vedrete che il vostro animo sentirà meno le pene.”
Ma proprio in quel momento giunsero anche nel corridoio le grida che annunciavano un attacco.
“Cosa accade?” Domandò la regina ad un soldato che correva nel corridoi.
“Siamo sotto attacco, mia regina! La torre Est è in fiamme!”
Ad un tratto, alla regina si avvicinò Shoyo accompagnata da due dei suoi cavalieri.
“Vostra maestà non è al sicuro qui.” Disse la donna guerriera. “Vi prego di seguirci. Penseremo noi cavalieri del Giglio Imperiale alla vostra sicurezza.”
“Lady Shoyo…” fissandola la regina “… io resterò qui nella mia corte. E da qui governerò e difenderò Tylesia e il suo popolo.”
“E’ lord Guxyo che ci ha inviati per trarvi al sicuro, maestà.”
“Avvertite lord Guxyo” replicò la regina “che sono ancora io la regnante qui e spettano a me le decisioni ultime.”