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Vecchio 16-02-2012, 19.09.19   #787
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Guisgard si addormentò.
Si addormentò col volto di Talia racchiuso nell’ultimo bagliore che i suoi occhi avevano raccolto.
L’immagine di lei si spense, pian piano, come quando il crepuscolo dei sogni giunge a ricoprire il mondo reale per sostituirlo con il mondo che ognuno di noi ricerca, per accendersi poi nei suoi sogni.
Sognò molte cose.
Sognò Il Casale degli Aceri e il bosco di Suessyon.
Sognò le colline e il mare, le foreste e i monti.
Sognò isole lontane, perse nella foschia e alla deriva lungo un orizzonte fiabesco.
Sognò questo e molto altro ancora.
E in ogni sogno c’era lei.

“Maestro, dov’è Talia?”
“Non puoi vederla, Guisgard…”
“Perché?”
“Nessuno può vederla, ormai…”
“Io la vedrò!”
Il maestro lo fissò.
“Dimmi dove si trova?”
Il maestro allora si voltò verso un cancello.
Era d’oro ed un lucchetto scintillante c’era a tenerlo chiuso.
Guisgard tentò di avvicinarsi, ma il maestro lo fermò.
“Non riuscirai ad aprirlo…nessuno può riuscirci...”
Ma il cavaliere tentò lo stesso di aprirlo.
Ma tutto sembrava inutile.
Ad un tratto si udirono dei cavalli.
“Sono giunti... sono venuti per prendere Talia e portarla via…”
“Portarla via? Dove, maestro?”
Guisgard guardò il maestro ma al suo posto vi era una tomba.
Si voltò allora verso il rumore di quei cavalli e non vide più nessuno.
Allora cominciò a chiamare il nome di lei.
Ed un doloroso senso di solitudine lo prese.

“Talia!” Saltando su Guisgard ed afferrando la mano di lei che era ancora accanto al letto. “Talia, non andare via!”
I suoi occhi erano grandi ed arrossati, mentre il respiro rotto ed irregolare.
Restò a fissarla per alcuni istanti che parvero infiniti.
La sua mano era fredda e stringeva con forza il polso di lei.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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