Restai assolutamente immobile mentre parlava, fissandolo... i miei occhi, di un colore indefinito come le mille e più sensazioni che li attraversavano, non si staccarono da lui neanche per un istante... lo osservai tentare di alzarsi e ricadere rovinosamente sul letto, e tuttavia rimasi immobile.
Quando infine tacque, un denso silenzio calò nella stanza.
“Bene...” dissi dopo qualche minuto, sollevando appena un sopracciglio ma senza smettere di osservarlo “Hai finito? Hai finito di dire stupidaggini? Hai finito di compiangerti? Hai finito di comportarti come un bambino? Già... questo mi sembri adesso: un bambino testardo e ostinato. Vorrei che la smettessi... e che ti comportassi da uomo, tanto per cambiare!”
Di scatto mi alzai dal letto e feci qualche passo verso la finestra, come tentando di raccogliere le idee... poi tornai a guardarlo.
“Tu dici di odiare il Casale e tutti noi... ma non è quello il punto, e lo sai! ...Ma tu davvero pensi di essere il solo a soffrire per la morte del Maestro?” domandai, gettandogli in faccia uno sguardo penetrante “Credi di essere il solo ad essere arrabbiato e confuso, a sentirti in colpa, a rimpiangere di non esserci stato? Beh, ti do una notizia: non è così! Ognuno dei tuoi fratelli si sente esattamente come te! Esattamente! ...E poi ci sono io! Io... che ero lì quando è successo, ero nel giardino, e non ho fatto niente. Io che avrei dovuto capirlo, avvertire le vibrazioni sbagliate dell’anima di Fyellon, dato che si supponeva fosse questo il mio compito, e non ne sono stata capace! ...Vuoi scambiare i tuoi sensi di colpa con i miei, Guisgard? Vuoi farlo? Con me che...” esitai, la mia voce tramava violentemente ormai ed i miei occhi erano lucidi “Con me che, senza più il Maestro, non so più che cosa sono! Non so più che senso dare a tutto questo!”
Abbassai gli occhi un momento, poi li rialzai su di lui... e mi sforzai di sorridere, ma ciò che ne risultò fu soltanto un sorriso quanto mai privo di allegria, un sorriso tetro...
“Io... io sono stata ceduta dai miei genitori per un voto! Capisci? Uno stupidissimo, inutile voto! Hanno dato via me, tutta la mia vita, in cambio della salvezza delle loro terre... anche se io non volevo! Io...” la mia voce si abbassò vertiginosamente e calde lacrime presero a rigarmi le guance “Io volevo solo essere... normale! Io voglio essere normale! Tu non sai che cosa significhi sentirsi in trappola... ogni giorno. Vivere dentro una gabbia dorata e sentirsi soffocare ogni volta che qualcuno accenna al futuro. Mi dimenticavo di tutto questo solo quando tu mi portavi via...” per un istante un debole e fuggevole sorriso mi sfiorò le labbra tra le lacrime, mentre mille antichissimi ricordi mi attraversavano la mente “Ti ricordi? Correvamo fino a non avere più forze e poi tu inventavi mille storie... storie meravigliose e sempre diverse, descrivevi luoghi lontani... e allora io mi dimenticavo di tutto il resto. Ed ero felice! Ma neanche quello è durato... perché tu te ne sei andato, ed io mi sono ritrovata di nuovo nella mia gabbia. Da sola!” respiravo a fatica ormai, tremavo “Il Maestro era la mia ancora... lui era così sicuro... lui sapeva quello che dovevo fare, e così... così io mi sono illusa che se avessi fatto finta, se mi fossi sforzata di essere ciò che lui vedeva in me... allora prima o poi, magari, avrei trovato un posto per me... un posto nel mondo deve anche io avrei potuto avere un senso, significare qualcosa per qualcuno... Ma ora il Maestro non c’è più. Se n’è andato... proprio come tutte le persone che io ho amato: i miei genitori, lui... tu! Ed io non troverò più quel posto... mai più!”
Un denso silenzio accolse le mie parole...
Non avevo mai parlato con nessuno di quelle cose, di quella nera paura, di tutta quella rabbia che avevo dentro... e mi sentii svuotata.
Gli voltai le spalle ed osservai per un istante il buio infittirsi fuori dalla finestra... mi sentivo gli occhi rossi e bagnati di pianto, ma non mi importava.
“Non è mia intenzione rovinare la tua vita, comunque...” mormorai dopo un lunghissimo momento “E ti prometto che domani mattina me ne andrò, se questo è ciò che desideri! Ma ora, ti prego...” in fretta mi asciugai gli occhi, ma non trovai il coraggio di tornare a guardarlo, così rimasi immobile “Ti prego... permettimi di prendermi cura di quei lividi, o domani faticherai anche a camminare!”
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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