Cittadino di Camelot
Registrazione: 28-07-2011
Messaggi: 203
|
Vayvet restò a fissare Chantal.
Astio e rabbia attraversarono i suoi occhi.
Era sudato, la barba incolta e l’espressione stravolta per la ferita.
Eppure i bei tratti del suo volto erano ancora ben visibili.
Forse, se non fosse stato ferito, avrebbe sfogato quell’impeto di rabbia, ma dovette trattenersi.
“Forse perché non mi va di scavare tombe senza nome, sciocca di una ragazza…” mormorò “… tentò poi di placare la sua ira “… riprendetevi il vostro velo e copritevi il capo…” con disprezzo “… e badate…” fissandola con i suoi occhi penetranti “… badate di non avvicinarvi troppo a me e di sfiorarmi di nuovo… forse non vi rendete conto cosa vul dire per un uomo restare chiuso quattro anni in un cella senza vedere mai una donna…”
"Avete ragione,milord.Io non posso comprendere gli istinti che vi indurrebbero a prendere con la forza ciò che non vi è dovuto.Forse sono solo una sciocca ragazza come dite,ma non mi impedirete,finchè sarete ferito e sofferente,di starvi accanto."
Detto questo,Chantal raccolse il fazzoletto come le era stato ordinato,ma non per coprirsi i capelli,sebbene le fosse stato intimato.Lo ripiegò più volte su se stesso,con cura,era fresco di bucato,bianco e profumato,e la ragazza lo utilizzò per asciugare il sudore dal volto dell'uomo.
Questi cercò di impedirglielo ma la ragazza non smise di agire,non si interruppe perchè,nonostante tutto,nutriva tenerezza per le sofferenze di quel fuggiasco.
Ma questi sembrava non voler riconoscerle ragione alcuna,eppure,Chantal non si lasciò intimorire ancora..
"Non me lo impedite,ve ne prego"Disse sotto voce la ragazza all'uomo.."Non mi impedite di fare l'unica cosa che ritengo esservi dovuta,adesso,in nome della Grazia di Dio."
Man mano che gli tamponava la fronte,Chantal sentiva nel suo petto un acceso dispiacere.Era stata colta,talvolta,da un profondo senso di inutilità.Non aveva mai visto morire alcuno prima di quella sera,tuttavia,conosceva lo sguardo implorante di chi,in preda al terrore della morte,non distingue più d'essere in mani amiche o nemiche,ma si abbandona alla disperazione ed alla misericordia.
Ad un tratto,la ragazza ritrasse la mano bruscamente che anche il ferito percepì un repentino cambiamento negli occhi della ragazza.
Ella,infatti,aveva gli occhi lucidi e,in un gesto inconsulto,si portò la mano alla bocca come per ricacciare quel pensiero sopraggiunto improvvisamente..
Il padiglione del soccorso,allestito con alcune tende di fortuna,si trovava ai bordi di quel freddo terreno di battaglia,sulla collina verdeggiante del primo fresco sbocciare dei prati primanerili.
La tenda raggiunta da Chantal era stata armeggiata nel lato sud del campo,vi penetravano i tiepidi raggi del sole marzolino che facevano capolino in quell'aria appesantita dall'acre odore degli infusi alcoolici,dei tessuti carnei bruciati e del sangue fresco.
"Presto,adagiatelo lì!"Entrando e urlando due uomini con una brandina di fortuna sulla quale giaceva un uomo dal ventre trafitto.
"Chantal,cosa ci fai qui.Esci immeditamente!"La voce sopraggiunta in un secondo momento la ammoniva.
Ma Chantal era rimasta impietrita,incapace di muoversi od eseguire la volontà di quella voce.
"Ti ho detto di uscire,Chantal.Adesso!"
"Padre..io.."Senza ultimare la frase la ragazza,ancora immobile in un angolino mentre nella piccola tenda satura delle grida di dolore di quel moribondo si agitavano due guardie per adagiarlo su un giaciglio.
Ma la tenda era così andusta che d'improvviso Chantal si ritrovò addossata da quella brandica col ferito agonizzante.
"Ha tradito.Cosa facciamo?"Disse una delle guardie al comandante.
"Sta morendo.Non conta da che parte stia.Che muoia in pace."Rispose il comandante.
Poi questi,rivolgendosi a Chantal:"Piccola mia,vieni via..lascialo alla misericordi di Dio."
Ma in quel momento,una voce da fuori chiamò forte,era un altra guardia:"Comandante!Accorrete,presto!"E l'uomo uscì in fretta,e sull'uscio spostò un poco la cortina del padiglione e guardò sua figlia,come ad implorarle di abbandonare quel luogo,ma la ragazza esitò con gli occhi,e l'uomo cedette alla sua volontà.
Chantal se ne stava come di sasso vicino a quella barella di fortuna che era stata disposta tanto in fondo alla tenda da toccarle le ginocchia.Si chinò lievemente e passò la sua mano sulla fronte del moribondo,ma non aveva parole,nè sapeva cosa fare.E si rialzò,così,per lasciarlo morire dignitosamente,lontano dai suoi occhi a scrutarlo come a volerlo giudicare.
Lei,però,non voleva giudicarlo,nè violare quel momento così mistico ed inafferrabile di quando un'anima di sta dipartendo dal corpo,così ritenne di dovergli rispetto,ed il rispetto che in quel momento poteva usare a quell'uomo era lasciarlo morire senza il suo sguardo pietoso poggiato su di lui.Si alzò,allora,e fece per allontanarsi.
Ma fu trattenuta per la veste.
"Aspetta!"Si espresse l'uomo con un filo di voce,in preda all'agonia.
Allora Chantal si voltà indietro,titornò sui suoi passi e attese come le era stato chiesto.
"Mia figlia...ha la tua età.."Cercò di esprimere l'uomo,ma le parole venivano fuori sillabate e sofferte,interrotte dalla tosse e dall'affanno che lo attanagliava,poichè andava pian piano dissanguandosi.."Ho tradito...ma dille...dille.."Sempre più andando scemando le sue forze ed il tono affaticato della voce.."Dille..(mentre tossiva)..che ho combattuto fino alla fine.."
Nel dire questo,stringeva sempre con maggior impeto la piega della veste della ragazza con la quale la tratteneva a sè.
Chantal scoppiò in lacrime,la presa dell'uomo era così stretta da impedirle di muoversi dal suo posto.I muscoli del corpo del ferito erano già in preda agli spasmi che sembrava preannunciare quel rigor mortis che impressiona e raggela il sangue.
E gli occhi erano riversi mentre il flebile respiro ancora resisteva,nonostante quel ventre dilaniato e saguinante.
Chantal,immobile,rigida,in preda solo al pianto,non riusceva a muoversi,guardava il petto dell'uomo affaticarsi irrefrenabilemente e sollevarsi convulso con respiri sempre più corti e deboli,e la mano insanguinata,forte e chiusa,a trattenerle la veste vicino alle gambe la inquietava,ma non sapeva reagire.
Poi la prese nelle sue,pian piano aprì le dita serrate con violernza e l'uomo ,oramai privo di forze,la lasciò fare.
Allora Chantal si inginocchiò di nuovo al suo capezzale,gli strinse la mano appiccicosa di sangue rappreso nelle sue e gli sussurrò:"Un padre non è mai un traditore per una figlia,ma un eroe,da qualunque parte si schieri.."
L'uomo le sorrise,chiuse gli occhi,e lasciò che piano piano la sua mano scivolasse dalle palme della ragazza,abbandonandosi senza forze.
Respirava ancora,come chi non vuole cedere alla morte neanche al suo ultimo respiro.
E resisteva alle sue sofferenze.
Nel frattempo li raggiunse nuovamente il comandante,prese Chantal con la forza e la condusse fuori dalla tenda.
E lì la strinse al suo petto,per calmarla,per riscaldarla.
"Se avrai misericordia di lui.."Disse il comandante alla ragazza.."Dio lo accoglierà nella sua sfera degli Angeli e gli perdonerà i suoi peccati.."
E Chantal si strinse forte al petto del padre,armato e abietto di sangue.
Si strinse a lui così forte che sentì placarsi i suoi inghiozzi e le sue paure.
In quel momento uscì dalla tenda un soldato,fece cenno di no con la testa,il comandante,allora,stringendo con un braccio la ragazza con l'altro si segnò.
Chantal,invece,cercò gli occhi della guardia che aveva colto l'ultimo respiro del moribondo e questi,nel vederla,le disse."Se n'è andato col sorriso sulle labbra di chi ha ottenuto il perdono.."
E Chantal abbracciò più forte il padre.
Rivedendo il volto contratto dal dolore e deturpato dal sudore freddo che copioso lo inumidiva di quel fuggiasco ferito,Chantal non aveva potuto far a meno di ripensare ad un momento in cui s'era trovata a fronteggiare gli occhi impauriti ed eloquenti di una sofferenza atroce e condannabile.
Condannabile perchè alcuno,buono od ingiusto che sia,dovrebbe conoscere quel dolore inferto dal ferro e venuto dal braccio di un altro uomo ad esercitare giustizia terrena.
Ma le sue erano ritenute debolezze di ingenua fanciulla che,sognante,credeva in valori incapaci di coesistere con la cruda realtà della malvagità dell'animo umano.
Si accorse d'essersi arrestata a quel pensiero,e mentre meditava di riprendere le cure del ferito fu scossa dalla voce di quell'uomo,suo aggressore e complice del fuggiasco.
“Capo!” Entrando Monty come una furia. “Si stanno avvicinando due guardie! Forse provengono dalla prigione! Che facciamo? Le accoppiamo?”
“No…” scuotendo il capo Vayvet “… o presto ci ritroveremo un’intera squadriglia alle calcagna… chiama Haro e nascondetevi in casa…”
Monty annuì ed obbedì.
“Presto, voi…” rivolgendosi a Chantal “… mettevi lì, accanto al fuoco e reggetemi il gioco… e badate di non fare scherzi o vi sgozzeremo tutti come animali al macello…”
Un attimo dopo qualcuno bussò alla porta.
La governante aprì e due guardie entrarono in casa.
Chantal si alzò in piedi e si diresse verso quegli uomini.Le guardie avevano già raggiunto il cuore della stanza,avanzando con imperioso atteggiamento.
"In cosa posso servirvi,miei signori?"Domandò,allora,la ragazza a questi,accennando un lieve inchino col capo e accomodandosi i capelli che le cadevano sciolti ed incuranti sulle spalle.
|