Elisabeth restò così, malinconica e silenziosa, nella sua stanza.
Poi qualcosa la destò.
Era un leggero canto.
Il canto era dell’uomo in uniforme che aveva parlato qualche istante prima con la regina.
Ora, davanti a quel cancello, fissava Venere che per prima illuminava il Cielo lasciato orfano dal crepuscolo e la bellezza ancestrale della Luna, resa ancora più magica dalle alte e fredde nuvole che la velavano.
Cantava quel militare.
Cantava una canzone.
Una canzone fatta di malinconiche immagine smarrite in un passato lontano e reso fiabesco dalla tristezza del presente.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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