Cittadino di Camelot
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“Come sta?” Chiese alla governate.
“Sta…” mormorò questa “… sta meglio… grazie a voi…” e strinse ancor più Chantal.
“Sono settimane che fuggiamo attraverso il bosco…” fece Vayvet “… senza incontrare nemmeno un prete… non posso biasimare i miei uomini…”
“Quell’uomo…” fissandolo la governante “… ha tentato di…”
“Fatela coprire meglio…” la interruppe il fuggiasco “… magari anche i capelli…”
Come si sentisse,si domandava quell'uomo di Chantal.
Neanche la ragazza sapeva darsi una risposta,si sentiva svuotata dei pensieri e incapace di reagire nel corpo.
Era provata,disillusa,forse.
Disillusa del mondo e dei buoni sentimenti che aveva senpre creduto reggerlo.
Poi quelle parole..
“Fatela coprire meglio… magari anche i capelli…”
Chantal ascoltava silenziosamente,e a quelle parole seguì un istintivo gesto da parte della ragazza,cioè sfiorarsi i capelli e tentare di raccoglierli.
Si,Chantal aveva dato molta importanza all'incoraggiamento del fuggiasco verso la governante perchè la aiutasse a rivestirsi ed a coprirsi anche i capelli.
Lasciare giù i capelli,per Chantal,significava denudare una parte della sua intimità,significava mostrarsi vulnerabile,ma in quel momento era importante per lei tenere i capelli sciolti,cascanti sul viso,perchè la facevano sentire protetta,il fatto che le ciocche le cadessero sulle guance e sugli occhi, coprendoli in parte,la rassicurava,la faceva sentire rifugiata dentro un piccolo mondo impenetrabile e inviolabile,dietro il quale nascondeva anche i suoi pensieri.
I suoi pensieri .. erano immobili come i suoi occhi.
E i suoi occhi erano sconcertati,umidi,e temeva che fossero spenti dinnanzi all'orrore di quella notte.
Invece non erano spenti i suoi occhi.No,erano vividi e luminosi,di una luce che piano piano stava affiorando nuovamente ai suoi pensieri.
La governante le porse un lembo ricamato,un fazzoletto bianco prelevato sempre dal baule,quello che Chantal usava per coprirsi il capo quando si recava in chiesa.Era di fattura semplice e di trama impalpabile,Chantal lo raccosle e se lo posò sui capelli,ma senza annodarselo,e questo le procurò che le scivolasse presto sulle spalle sebbene in parte le tenesse nascosti i capelli che le cadevano sulla schiena.
Chantal nutrì un senso di disagio improvviso,percepiva gli occhi del fuggiasco su di lei.
Ed era così.La ragazza se ne stava accoccolata vicino al fuoco,ancora scossa dai brividi,si era portate le ginocchia al petto e le tratteneva con le braccia avvolte intorno ad esse,le sue mani,fredde e pallide,le penzolavano,invece,come se non avesse forza di reggerle e muoverle,nè permettere loro di compiere il minimo gesto.,mentre il ferito la guardava.
Per un momento Chantal voltò il capo verso il fuoco lasciando che la luce delle fiamme come un riverbero si posasse nei suoi occhi,il viso prese un po' di quel rossore che le veniva dal calore del focolare,ed i muscoli,prima irrigiditi dalla paura e dal freddo,presero a sciogliersi con morbidezza.
Chantal sospirò leggermente,aveva preso coscienza dell'accaduto ed ora si sentiva più sollevata,anche più rincuorata.
Guardò attraverso le fessure dei battenti i primi raggi di sole che si affacciavano alla casa sul Calars filtrando tra gli infissi,penetrando dolcemente ad accarezzare l'aria ed i suoi contenuti.Quella luce,flebile e sinuosa,le distendeva i sensi,sciogliendo le sue paure.
Non riuscuva a rendersi conto del tempo che scorreva inesorabile,non seppe quqntizzare quanto a lungo fosse rimasta così,in raccogimento con i suoi pensieri,in balia dei suoi stati d'animo.
Poi di nuovo quella voce..
“Vi ha fatto male, Monty?” Domandò Vayvet appena rimasto solo con Chantal. “Sto parlando con voi…” fissandola “… e guardatemi quando vi rivolgo la parola…”
Quella voce la stava forzando ad scoltare,a rispondere,ad abbandonare il suo ssilenzio e sforzarsi di interloquire con quell'uomo ancora debole ed accasciato poco distante da lei.
Non credeva di riuscirci,eppure..la risposta le uscì limpida,decisa,come capace du superare la berriera di difesa che aveva creato intorno a lei nel momento in cui aveva abbandonato la follia di commettere una terribile sciocchezza.
Perchè una vera sciocchezza era quella che le aveva attraversato la mente quando,impugnando un tronchetto acceso,aveva desiderato di incendiare la casa per porre termine allo scempio.
Ora,però,si sentiva disarmata di fronte a quella domanda che,dietro la brusca cornice di severità,celava una sentita premura verso di lei da parte di quell'uomo i cui occhi non recavano il cupo velo di uno spirito sanguinario,sebbene lo fosse stato in quella notte per necesità,e che invece adesso appariva a Chantal solo come un ricercatore di quiete e pace,il perseguitore di una qualche tregua al suo cruento mondo di malvagità.
Allora Chantal desiderò di guardarlo negli occhi e leggervi direttamente ciò che stava sentendo,e proprio negli occhi del fuggiasco ferito trovò quella conferma,e la forza necessaria a rispondergli.
"Ho avuto paura,monsieur."Rispose la ragazza scrutando il suo sguardo con benevolenza,per poi chinare il capo e tornare a fissare un raggio di Sole che disegnava una luminosa scia sospesa attraverso la quale minuscoli e impercettibili corpuscoli fluttuavano anche solo al suo respiro che smuoveva l'immobilità dell'aria.
"E la vostra ferita,"concluse a tono di voce molto basso"vi fa male?"
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