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Vecchio 02-02-2012, 20.21.15   #559
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Elisabeth, Altea e Daniel furono fatti scendere dal carro e ancora incatenati condotti in una monumentale sala.
Due fila di colonne di granito correvano fino ad un alto e vasto abside, nel quale stava un sontuoso seggio.
Daniel non riuscì nemmeno a fare un passo e cadde a terra senza forze.
“Alzati, cane!” Gli intimò uno di quei cavalieri.
“Non ne ha la forza.” Disse lady Shoyo. “Aiutatelo… deciderà lord Goxyo sulla sua sorte e su quella di queste due donne.”
Daniel fu così aiutato da due cavalieri.
I tre prigionieri furono poi condotti davanti al seggio sotto l’abside.
Un attimo dopo, da una tenda laterale, uscì un cavaliere.
Era alto e magro.
“Lady Shoyo…” sorridente questi “… vedere voi è come restare incantati davanti alla Luna…”
“Un uomo come voi, sir Kojo, non si lascia certo incantare dalla Luna…” rispose la donna.
“Eh, milady…” scuotendo il capo lui “… quell’armatura può ingannare gli altri, ma non me… sotto quell’acciaio si nasconde una donna… una bellissima donna…”
“Sir…” quasi incurante lei “… posso sciogliere ogni vostro dubbio in qualsiasi momento, circa il mio valore cavalleresco… scegliete voi il luogo e duelleremo.”
“Il luogo?” Ridendo lui. “Ma io già so dove vorrei affrontarvi, mia bellissima Clorinda… nelle mie stanze!” E rise di gusto.
“Mi concedete un vantaggio, dunque!” Fissandolo lei. “Lì siete di sicuro meno pericoloso, che sul campo di battaglia!”
A quelle parole, il cavaliere restò in silenzio.
“Voglio vedere lord Goxyo.” Disse Shoyo. “Subito.”
In quel momento entrò un valletto.
“Miei signori, sua maestà vuole che siano condotti a lei i prigionieri.” Annunciò il nuovo entrato.
“Dite alla regina” replicò Kojo “che penseremo noi ai prigionieri.”
“Perdonatemi, miei signori…” spiegò il valletto “… ma ella insiste…”
Shojo annuì e fece cenno ai suoi di condurre i prigionieri nella sala del trono.
“Dannazione…” mormorò Kojo “… quando impareranno che ora comandiamo noi!”
Shojo lo fissò, per poi seguire i suoi uomini verso la sala del trono.
Così, Elisabeth, Altea e Daniel furono portati nella stanza più importante del palazzo.
Mosaici, dipinti e arazzi con scene di caccia e di guerre animavano le sue pareti, mentre centinaia di candele ardevano in candelabri d’oro massiccio come se fosse mezzogiorno.
Larghi finestroni correvano tutti intorno al soffitto e sotto ciascuno di essi vi era una pianta dai frutti sconosciuti per noi abitanti del mondo al di qua del Calars.
Tre sontuose fontane abbellivano la sala con getti d’acqua colorata e con ogni specie di fiore che galleggiava tutt’intorno.
In fondo alla sala c’era il magnifico trono, tutto in oro bianco, corallo e giada, sul quale erano adagiate pelli d’ermellino.
E una bellissima donna era seduta su quel seggio.
“Portate qui i prigionieri.” Ordinò.
I tre furono allora condotti davanti a lei.
“Pensiamo siano spie, maestà.” Disse Shoyo.
“Spie?” Fissandola la donna sul trono. “E per conto di chi?”
“Dei nostri nemici, mia regina.”
“Ignoravo che i demoni si servissero di spie.” Disse la regina. “Quel ragazzo sanguina ed è pallido.” Fissando Daniel.
“Si è meritato quella punizione.” Spiegò Shoyo.
“Se non erro non sono stati ancora dichiarati colpevoli.” Replicò la regina. “E fino a quando ciò non avverrà, saranno trattati con umanità. Medicate quel ragazzo.” Ordinò ai suoi servi la regina.
Daniel fu così condotto in una stanza per essere medicato.
“Chi siete?” Domandò la regina ad Elisabeth e ad Altea. “Parlate! Come e perché siete giunti qui?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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