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Vecchio 27-01-2012, 15.38.25   #424
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Citazione:
Originalmente inviato da Talia Visualizza messaggio
“Il voto...” mormorai, stringendomi nelle spalle “Fyellon non ha mai creduto in quel voto... il Maestro vi credeva, ma Fyellon mi ha sempre detto di non pensarci! Lui è... è sempre stato l’unico che abbia mai appoggiato i miei dubbi su quel voto!”
A quelle parole di Talia, Guisgard la fissò con una strana luce negli occhi.
Il solo sentire nominare Fyellon gli procurava rabbia e astio, ma sentirlo pronunciare da lei accendeva in lui qualcosa di incontrollabile.
Restò a fissarla per un istante che sembrò infinito, senza pronunciare nemmeno una parola.
Poi Talia prese la sua mano e lo condusse verso il Casale, fino al Tempio.
E davanti all’altare gli mostrò la spada del maestro.
Guisgard, in un primo momento rimase immobile, quasi confuso, poi si avvicinò all’arma.

La piccola cascata scendeva rapida ad alimentare il laghetto.
L’apprendista era stanco ed ansimava.
“Cosa c’è, Guisgard?” Fissandolo il maestro.
L’uomo stava sulla sponda del laghetto ed accanto a lui c’era Talia che osservava la scena.
“Sei stanco?” Ripeté il maestro.
“Si, maestro…” ansimando l’apprendista “… devo riposarmi… riprenderemo dopo…”
Stringeva la spada nelle mani, che il duro addestramento aveva ormai fatto sanguinare.
“Perché?”
“Come sarebbe?” Stupito Guisgard. “Sono ore che mi fai provare quel colpo... non sento più le mani… mi bruciano...”
“Posa la mia spada e va a riposarti.”
“Grazie, maestro…” avvicinandosi alla sponda lui “... riprenderò più tardi…”
“No!” Sentenziò il maestro. “Non toccherai più la mia spada!”
“Cosa?”
Allora il maestro fece segno a Talia di allontanarsi di qualche passo.
“La vita di un cavaliere è sacrificio…” disse “... e tu non hai spirito di sacrificio… sei un debole… insegnerò a qualcun altro il colpo.”
“Vuoi che mi scortichi le mani?” Ringhiò Guisgard. “Non riesco neanche a tenerla in mano questa spada!”
“Posala e va a riposarti!”
“E sia!” Urlò l’apprendista. “Guardami, maestro! Guardami bene!”
Riprese allora ad eseguire quel colpo.
Faceva vibrare la spada in aria, fendendo l’acqua con tanta rabbia da non sentire quasi più il dolore.
Lo fece una, due, tre volte.
Poi decine di altre volte.
Gridava ed ansimava, tra rabbia e sofferenza, sotto gli occhi del maestro.
Talia invece guardava altrove, tanto era brutale quella scena.
All’improvviso, dopo l’ennesimo fendente, la spada si illuminò sotto i raggi del Sole che squarciando l’acqua generarono una scia di cromata luminosità, per poi diffondersi in infiniti bagliori, simili a schegge incandescenti.
“Ci…” ansimò senza forze Guisgard “… ci… sono riuscito… La… La Mezzaluna… Nascente…” per poi cadere stremato e con le mani ormai rotte in acqua.
Il maestro annuì e si allontanò.
Talia allora corse in acqua per medicare Guisgard.
“Stai calmo…” mentre prendeva un unguento “… stai calmo ora, Guisgard…”
“Ci… sono riuscito… maledetto... guardami... guardami…” tentava di gridare l’apprendista al suo maestro, che però era ormai andato via.

Quel ricordo.
Prese allora la spada e ne estrasse una parte dalla fodera.
“Sono stato un cattivo figlio ed un cattivo allievo…” mormorò fissando quella luminosa lama “… vero, Talia?”
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