Mi sedetti sul prato, ascoltando attentamente la sua melodia.
"Mi piace la tua musica... è sincera. Mi ricorda il rumore della pioggia estiva, quando cadono grandi gocce sul fiume che scorre tranquillo tra i sassi." Finii di scogliere una treccia e mi sedetti a gambe incrociate.
"Non puoi darmi qualcosa che ho già... io sono libera, anche se ci sono queste mura intorno a noi... ma se puoi continuare a suonare per me... sarò felice." Sorrisi, cercando di scacciare la malinconia che mi trasmettevano le alte torri. "C'era un uomo che suonava sul fiume, molto tempo fa... non possedeva niente a parte il suo strumento e i suoi canti. Era libero come me e le mie sorelle che lo spiavamo dall'acqua... lo vidi andare incontro alla fine sorridendo. Il pericolo non lo spaventava e non aveva bisogno di mura per nascondersi." Accarezzai il prato, solleticando la mia mano con i suoi sottili fili d'erba. "Quando lo ritrovai... aveva gli occhi chiusi e dormiva quel sonno che chiamate Morte, ma aveva il sorriso sulle labbra pallide." Sospirai. "Non sarebbe stato felice di morire tra le mura di un giardino... e cosa sono i pericoli al confronto della felicità?" Sollevai gli occhi verso il giovane. "Allora... parlarmi di questo padrone..." Azzardai un sorriso. "Anche lui ama la tua musica?"
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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